Pasquale Ferarri, l'ultimo organaro di Venezia: «Ormai faccio tutto da solo. I giovani? Cercano soddisfazioni immediate e preferiscono evitare i sacrifici»

Domenica 24 Settembre 2023, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 13:32

Come funziona un organo


L'organo è uno strumento complesso di cui normalmente si vede la parte più conosciuta, le canne da cui vengono emessi suoni con un timbro che può variare dallo stridulo allo squillante, dal gracchiante al penetrante, dall'aspro al graffiante. Una gamma di suoni che varia a seconda dell'uscita dell'aria dalle bocche delle canne e delle vibrazioni delle lamelle. A parole sembra anche semplice, in realtà si tratta di una macchina molto complessa che "respira" attraverso il lavoro di un mantice che distribuisce l'aria. Ora il movimento è elettrificato, ma in passato c'erano uno o più addetti al pompaggio dell'aria verso il "soniere", una cassa lignea che distribuisce l'aria alle canne secondo le indicazioni dell'organista che siede alle tastiere, che possono essere anche quattro o cinque. Una vera plancia di comando con tasti, bottoni, pedali. Ora l'elettronica ha semplificato molto, ma forse reso meno affascinante lo strumento. Per capire la complessità dell'organo bastano alcuni numeri: lo strumento, diviso in 5-6 livelli, può arrivare ad un'altezza di 7-8 metri; le canne vanno da un minimo di alcune centinaia a diverse migliaia, con dimensioni che variano da pochi centimetri a diversi metri. L'organo del duomo di Milano ha oltre 15mila canne e arriva fino a 9 metri di altezza.


E Pasquare Ferrari costruisce quesito "bestioni" da solo? «In realtà bisogna essere almeno in due per assemblare i pezzi e per l'accordatura. È un lavoro lento, che richiede pazienza e precisione. È anche molto variegato, perché l'organo è formato da varie sezioni. Si va dall'apparato fonico con le canne, al soniere che distribuisce l'aria, dalle tastiere alle catenacciature (le meccaniche che trasmettono i comandi). La nascita di un organo è come un parto dalla lunga gestazione. Ma quando è ultimato è una grande gioia. Io l'ho provata più volte. Ho costruito organi in varie chiese in Italia. Ricordo con emozione quello nella chiesa di San Michele a Vittorio Veneto. Un'altra soddisfazione enorme è stata il restauro di quello della chiesa di Madonna dell'Orto, costruito nel 1878 dalla ditta Bazzani, l'ultima ad ammainare bandiera a Venezia. Io negli anni a cavallo dell'80 e del' 90 ho avuto il privilegio di restaurarlo. È uno strumento magnifico, peccato che venga poco utilizzato. È un male che affligge molte chiese veneziane, non tutti i parroci amano questo strumento e non è nemmeno facile trovare chi lo sappia suonare bene».


Pasquale prende in mano una canna e comincia ad "accarezzarla" con un attrezzo metallico. «La sto raddrizzando - spiega - perché l'aria deve transitare dritta. La maggior parte delle canne sono costruite in una lega di piombo e stagno. Ma ce ne sono di latta, zinco, rame, ottone, persino di cartapesta».
E in vetro di Murano? Ha mai pensato di provare? «Sono stato tentato, in teoria si potrebbe. Però non ho mai avviato la sperimentazione. Chissà che qualche maestro vetraio ci voglia provare»
L'ultimo sogno dell'ultimo organaro.

(vittorio.pierobon@libero.it)

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