Basta movida “fracassona” a Venezia: per la prima volta stop di 3 giorni a un bar già “avvisato”

Martedì 27 Giugno 2023 di Nicola Munaro
Basta movida “fracassona” a Venezia: per la prima volta stop di 3 giorni a un bar già “avvisato”

VENEZIA - Il 2 luglio 2021 la prima segnalazione dei residenti per la musica troppo alta di notte, il primo verbale per disturbo della quiete pubblica firmato dalla polizia locale e l’avvertimento che da quel momento - per tre anni - non avrebbe più potuto sgarrare.

Venti mesi dopo, il 17 aprile, il ritorno al punto di partenza. 

IL PRIMO

Ed è stato così che ieri mattina il bar “Al Mercato” a San Polo - locale d’angolo tra la calle che porta a Rialto e la storica Pescaria, cuore pulsante della Venezia verace - si è visto abbassare la saracinesca da un provvedimento firmato dalla dirigente del settore Commercio del Comune di Venezia, la dottoressa Gabriella Gastagnoli, per troppa movida fracassona. Un provvedimento che a Venezia è il primo adottato nel 2023 e che detta la linea della strategia individuata dal Comune per dirimere la mai semplice convivenza tra i residenti e i locali (e i loro clienti) nelle notti d’estate. Il bar potrà riaprire domani, dopo aver rispettato i tre giorni di chiusura forzata (26-27 e 28 giugno), ma resterà sotto osservazione: una nuova violazione dei decibel prodotti dal suo impianto stereo dopo le 23, vorrebbe dire una nuova serrata. E per due settimane.

LA SENTENZA

Che sulla movida chiassosa, a Venezia, il nervo sia scoperto, lo dicono i fatti: all’ufficio Commercio di Ca’ Farsetti ci sono un’altra quindicina di procedure già avviate contro dei locali in centro storico. Ma le segnalazioni dei residenti continuano a sommarsi e non è fantascienza pensare a nuove istruttorie. Non solo, perché settimana scorsa il tribunale Civile di Venezia aveva accolto il ricorso di due residenti di fondamenta della Misericordia - altro collettore della movida veneziana - imponendo a un locale, il “Vino vero” di chiudere alle 23 per permettere a chi abita in zona di riposare.

IL CASO BRESCIA

A ingarbugliare ancor di più la matassa, la sentenza della Cassazione che ha condannato il Comune di Brescia per troppa movida. Il terrore dell’amministrazione comunale è che il pronunciamento dei Supremi giudici faccia da apripista a ricorsi “copia-incolla” da parte dei residenti del centro storico lagunare e che quindi a trovarsi con il cerino in mano a pagare per l’inosservanza al Regolamento di polizia da parte dei singoli bar e ristoranti, sia il Comune stesso. Il caso-Brescia e le mosse da fare per tutelarsi saranno infatti, il 5 luglio, al centro di un vertice a Ca’ Farsetti tra l’assessore al Commercio, Sebastiano Costalonga; l’assessora alla Sicurezza, Elisabetta Pesce, e il comandante della polizia locale, Marco Agostini.

LE SANZIONI

La norma, a Venezia, c’è ed è chiara. Ne parla l’articolo 65 del Regolamento di polizia e sicurezza urbana che dalle 23 alle 8 della mattina successiva vieta di disturbare la quiete pubblica con “rumori, suoni, canti e spettacoli”. Chi non lo rispetta, ha una multa alla prima violazione; la chiusura per tre giorni alla seconda; per quindici giorni alla terza e, in caso di quarta violazione nell’arco di tre anni dalla prima rilevazione, la revoca dell’autorizzazione.
«Il problema - spiega l’assessore Costalonga - è che a Venezia i decibel si superano velocemente, tutta la città è catalogata come zona residenziale ma nel tempo è stato permesso che nascessero, più o meno ovunque, una serie di locali attaccati. La movida si è creata». E con lei i problemi della quiete pubblica. Nodi ad un pettine che il Comune deve affrontare.

Ultimo aggiornamento: 17:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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