Bar e schiamazzi notturni, stop alle 23: la sentenza che preoccupa il Comune di Venezia

Giovedì 22 Giugno 2023 di Roberta Brunetti
VENEZIA La fondamenta della Misericordia, sempre piu' locali

VENEZIA - Chiusura anticipata alle 23 per uno dei locali della movida più gettonati, il “Vino vero” di fondamenta della Misericordia. E ad ordinarlo è direttamente il Tribunale, che ha accolto un ricorso d’urgenza presentato da una coppia di anziani che, vivendo sopra l’enoteca, da anni subisce i rumori notturni. Solo il primo passaggio di una battaglia legale che si annuncia ancora lunga, ma che sta già facendo discutere, su schieramenti opposti.

Per chi patisce i fastidi legati alla movida, l’ordinanza viene letta come una nuova possibilità di arginare il fenomeno. Opposta l’opinione di chi anima, a vario titolo, le serate veneziane. E se il titolare del “Vino vero” è già pronto a ricorrere contro un’ordinanza ritenuta ingiusta, anche l’assessore al commercio, Sebastiano Costalonga, si dice contrario alla chiusura dei locali alle 23. «Allora chiudiamo tutta la città! - sbotta l’amministratore - Serve un equilibrio tra il diritto al riposo dei residenti e quello a lavorare degli esercenti».


Vicinato difficile

Il caso di fondamenta della Misericordia comincia nel 2014, in pratica quando apre “Vino vero”. Per i vicini, abituati al silenzio, cambia la vita. Patiscono soprattutto le serate rumorose. Dopo anni di vicinato difficile, la coppia del primo piano passa alle vie legali. Assistiti dall’avvocato Marco Vorano, citano davanti al Tribunale la proprietà del locale dove ha sede “Vino vero” per chiedere la cessazione dei rumori molesti, nonché un risarcimento danni quantificato in 50mila euro. Nell’attesa della sentenza di merito, il legale presenta anche un ricordo d’urgenza. Quello accolto con l’ordinanza depositata l’altro giorno, che impone la chiusura anticipata alle 23 dell’enoteca (prima chiudeva all’una nel fine settimana, alle 24 gli altri giorni). Il giudice Alessandro Cabianca richiama il risultato delle indagini fonometriche che hanno appurato il superamento della «soglia di tollerabilità delle immissioni rumorose», già quando gli avventori ai tavolini esterni sono due/quattro. Questo anche a causa di una «scenario acustico atipico» per la «riflessione» determinata dalla chiesa dirimpettaia di San Marziale. Il «disturbo arrecato al riposo» della coppia di anziani «è idoneo a compromettere il loro equilibrio psico-fisico» scrive il giudice. Di qui il provvedimento d’urgenza.

Le ragioni dei vicini

Un «precedente importante» per l’avvocato Vorano. «I miei assistiti, che sono due ottantenni, non vivono più tranquilli nella loro casa. Inizialmente avevano anche cambiato i vetri delle finestre. Ma non è bastato. In causa abbiamo portato varia documentazione a dimostrazione delle serate rumorose che patisce il vicinato» aggiunte il legale che ha anche una causa gemella di un’altra famiglia residente nello stesso immobile di fondamenta Misericordia.

E quelle dell'enoteca

Ma Matteo Bertoli, titolare di “Vino vero”, è pronto a dar battaglia: «Non siamo uno dei locali fracassoni, tutt’altro. Il nostro è un posto tranquillo, non facciamo spritz, né accogliamo gruppi numerosi, proprio perché non vogliamo una certa clientela. Concerti non li organizziamo più dal 2017. Questa ordinanza è una follia! Ci fanno chiudere prima per livelli da 42 decibel. Questo perché hanno fatto i confronti con la notte, quando il silenzio è assoluto. Danneggiano un’attività economica che dà lavoro a 15 persone, per l’accanimento di due vicini. Faremo ricorso».

L'altra sentenza

Al ricorso guarda anche l’assessore Costalonga, che insiste sull’equilibrio tra interessi diversi, contrario a chiusure anticipate come quella imposta al “Vino vino”. Tema che l’assessore conosce bene, anche per essere socio di uno dei locali della movida di Santa Margherita. «Queste problematiche vanno risolte con la responsabilizzazione degli esercenti rispetto ai loro plateatici. A loro spetta il controllo. A San Margherita, questo funziona per alcuni locali, per altri no». Ma sul fronte movida, Ca’ Farsetti è preoccupata soprattutto per un’altra recentissima sentenza ben più impegnativa, visto che a pronunciarla è stata la Cassazione, che partendo da un caso bresciano stabilisce la responsabilità del Comune per i danni patiti da una movida non regolata. Questione molto sentita in una città che ha conosciuto un’impennata di locali e relative proteste. Assessori e tecnici ne parleranno in una riunione ad hoc, già convocata per i primi di luglio. «Da parte mia, proporrò di togliere l’uso dei bicchieri in plastica - preannuncia Costalonga - furono introdotti per questioni di sicurezza, ma ora sono un modo per protrarre presenze e rumori».
 

Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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