Sos malattie mentali: «Reati raddoppiati». Nordio: «Strutture para-carcerarie nelle caserme dismesse»

Martedì 3 Ottobre 2023 di Mauro Favaro
Un momento del convegno

TREVISO - Da una parte la sicurezza. Dall’altra le persone con problemi psichiatrici che compiono dei reati. Un nodo non ancora sciolto. Il ministro della giustizia, Carlo Nordio, ora si propone di farlo aprendo delle strutture para-carcerarie nelle caserme dismesse. In quasi dieci anni sono stati 42 i pazienti seguiti dal dipartimento di salute mentale di Treviso identificati come autori di reati. I numeri crescono: dagli 8 pazienti del 2021, tutti uomini, ai 18 dell’anno scorso, 13 uomini e 5 donne. «La novità sta nella differenziazione di genere: sono comparse anche le donne. E si è abbassata l’età media – spiega Carola Tozzini, direttrice del dipartimento – è un andamento che ci preoccupa. Da qui la decisione di iniziare a parlarci e a confrontarci».

IL CONFRONTO

Ieri nel centro congressi Bhr di Quinto c’è stato il convegno che ha messo a confronto la rete di cura e il sistema giudiziario. Il primo passo. Dopo il superamento dei manicomi, nel 2014 sono stati chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma non bastano le “nuove” residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), pensate per accogliere le persone affette da disturbi mentali alla luce dei pronunciamenti della magistratura. E i trattamenti sanitari obbligatori (Tso) non garantiscono soluzioni stabili. «Mi preoccupa il numero di Tso e il fatto che spesso riguardano giovanissimi – fa il punto il sindaco Mario Conte – le nostre comunità chiedono soluzioni». La società italiana di psichiatria forense, guidata dal presidente Enrico Zanalda, chiede di introdurre un nuovo concetto di vincolo di cura e maggiore attenzione alla salute mentale nelle carceri. Si sottolinea che la psichiatria non può controllare ogni anomalia comportamentale. Il tema è delicato. Ed è già sulla scrivania del ministro.

IL MINISTRO

«Il problema delle carceri e del trattamento psichiatrico è una priorità. Si possono fare delle riforme a costo limitato per ridurre il problema – indica Nordio – la mia idea è recuperare gli spazi che esistono nelle caserme dismesse. Se si svuota una parte delle carceri di detenuti che possono essere trasferiti in queste nuove strutture para-carcerarie, si liberano posti per le persone che devono essere sottoposte a trattamenti sanitari in una struttura carceraria adeguata alle esigenze di cura. Per le persone meno pericolose, poi, sarà possibile istituire dei centri di cura intramoenia nelle stesse caserme dismesse». «Non si possono riaprire gli ospedali psichiatrici giudiziari. Non si può ritornare indietro – aggiunge – ma si può coniugare il bilanciamento tra il malato e il diritto di sicurezza della società».

IL NODO

Intanto si lavora per far decollare la psichiatria di comunità. Ha dimostrato di funzionare. E consente anche di far fronte al meglio alla carenza di personale. Nell’Usl della Marca oggi mancano da 15 a 20 psichiatri. «C’è bisogno di un modello fondato su una rete integrata di servizi e strutture», chiarisce il direttore generale Francesco Benazzi. Da qui la proposta di aprire un tavolo permanente con Usl, Comuni, carcere, magistratura e Ordine degli avvocati. Accanto a Benazzi ieri c’era anche Roberto Rigoli, direttore sociosanitario dell’Usl. E il ministro della giustizia avrebbe fatto riferimento a lui parlando di medici che a volte restano sotto processo per anni. «Ho visto processi di responsabilità chirurgica oncologica affidati dai Pm a un consulente che era medico sportivo. Quando c’è una consulenza sbagliata, poi si rimedia, ma intanto gli anni passano. Il medico è sotto processo (per il caso tamponi, ndr) e perde la serenità – ha detto Nordio dal palco – alla fine nel 90% dei casi viene assolto. Sicuramente qualcuno che conosco io qui dentro verrà assolto al 100%. Ma intanto perde la salute e molto altro. Perché il processo è nato male, con una consulenza affidata a una persona sbagliata»

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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