ARCADE (TREVISO) - Ultimo accertamento prima di chiudere le indagini sulla morte di Anica Panfile, la 30enne romena uccisa il 18 maggio scorso e il cui cadavere fu ritrovato tre giorni dopo in un’ansa del Piave, a Spresiano. La Procura ha disposto l’analisi dei vecchi telefoni in uso alla donna per verificare la versione resa da Franco Battaggia, il 78enne di Arcade, titolare della pescheria El Tiburon di Spresiano e unico indagato (è in carcere, ndr) per il delitto, secondo cui la 30enne, dopo essere stata a casa sua, avrebbe avuto un appuntamento con un uomo. Gli inquirenti vogliono cercare tracce che avvalorino o smentiscano questa ipotesi. In assenza di riscontri, procederanno poi con la chiusura dell’inchiesta e, in seguito, con la richiesta di rinvio a giudizio.
L’INDAGINE
Secondo il legale di Battaggia, l’avvocato Fabio Crea (che ha assunto l’incarico dopo il ricorso al Riesame per la scarcerazione del 78enne presentato dagli allora legali Loretta Cassano e Maria Palomba, ndr), mancano sia le prove che il movente. «Non si comprende - aveva precisato l’avvocato Crea - perché Battaggia avrebbe dovuto compiere quello che viene accusato di aver fatto». Per la Procura, invece, l’impianto accusatorio a carico del “re del pesce” è solido. Franco Battaggia, secondo la ricostruzione della Procura di Treviso, è stato l’ultimo ad aver visto viva Anica Panfile, sua ex dipendente, con cui aveva un appuntamento per la consegna del Cud e che quel fatidico 18 maggio è stata nella villetta di Arcade. Proprio lì i Ris hanno trovato tracce di Dna della vittima: su un materasso e sul tappeto, usato - secondo gli inquirenti - per avvolgere il cadavere e gettarlo nel Piave. Un altro indizio che inchioda il 78enne è la presenza del suo pick-up lungo il canale della Vittoria la sera del delitto, vicino al luogo in cui è stato poi trovato il corpo della 30enne.
GLI SPOSTAMENTI
A spingere la Procura a chiedere e ottenere la misura di custodia cautelare in carcere era stata anche la ricostruzione degli spostamenti di Battaggia effettuati il giorno della scomparsa di Anica. Dai riscontri sono emersi due viaggi di andata e ritorno a Mogliano (dove il 77enne è andato a prendere il fratello Lorenzo per portarlo nella sua casa di Arcade) ma anche la presenza del parente a bordo del pick-up bianco.