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Proteste pro Gaza nelle università, la Columbia ripensa la cerimonia di laurea

Venerdì 3 Maggio 2024

Proteste pro - Gaza, Columbia ripensa la cerimonia di laurea

La Columbia University sta ripensando alle cerimonie di laurea dopo settimane di proteste pro-palestinesi, gli arresti del primo maggio e la presenza della polizia nel campus.

Lo hanno detto alla Nbc fonti dell'ateneo e membri del comitato governativo degli studenti. Non è affatto escluso che la cerimonia principale sul campus di Morningside Heights il 15 maggio sia cancellata per motivi di sicurezza e che vengano organizzate solo sessioni di consegna dei diplomi scuola per scuola. Secondo la Nbc non è chiaro però se una decisione definitiva sia stata già presa. 

Da Parigi a Roma e Tokyo: dilagano le proteste

Dai campus americani la protesta pro-Gaza dilaga oltre gli oceani, dalla Francia al Regno Unito e all'Australia, da Roma a Tokyo, Dublino e Beirut. 

A Parigi la polizia ha evacuato di nuovo Sciences Po dove per «un sit-in pacifico» si erano asserragliati alcune decine di ragazzi filo-palestinesi insoddisfatti del negoziato sulle partnership del prestigioso ateneo con istituti israeliani. E' stata sgomberata anche la sede di Sciences Po a Lione, mentre, oltre la Manica, la protesta da Londra ha contagiato università a Bristol, Newcastle e Warwick.

Tendopoli sono spuntate in Australia, ad Adelaide, Canberra, Melbourne e Sydney.

Negli Usa, sia pure in tono minore rispetto alle drammatiche operazioni del primo maggio a Columbia e Ucla, sono proseguiti gli interventi della polizia: una cinquantina di studenti sono finiti in manette oggi a Greenwich Village dopo essersi rifiutati di sgomberare i campus di NYU e della New School, quest'ultimo uno storico ateneo che alla vigilia della seconda guerra mondiale aprì le braccia ad intellettuali in fuga da nazismo e fascismo in Europa.

Altri 30 arresti sono stati fatti alla Portland State University nell'Oregon, dove lunedì i manifestanti si erano barricati in una biblioteca, mentre a Princeton un gruppo di studenti ha cominciato uno sciopero della fame per chiedere all'ateneo Ivy League di ritirare gli investimenti da società che indirettamente aiutano le azioni militari di Israele a Gaza: uno scenario preso quanto meno in considerazione da altre università come la vicina Rutgers o Brown a Rhode Island, in una concessione che nelle ultime ore ha portato allo sgombero delle rispettive tendopoli.

La scorsa settimana la University of Southern California a Los Angeles ha clamorosamente cancellato la sessione plenaria a cui erano attesi 65mila tra parenti e amici dei laureati. Per studenti che hanno cominciato il college in lockdown da Covid (dopo aver perso per lo stesso motivo l'altro grande rito di passaggio dei teenager, il 'prom' alla fine del liceo), le lauree 2024 offriranno un nuovo momento traumatico. Complesso sarà anche il compito dei keynote speakers, i vip destinatari delle lauree ad honorem a cui tocca il compito di offrire ai neo-laureati un messaggio di speranza per il futuro. Tanti i nomi famosi in pista, dal comico Jerry Seinfeld a Duke al co-fondatore di Apple Steve Wozniak all'Università del Colorado; e il più in vista di tutti, Joe Biden, il 19 maggio al Morehouse College di Atlanta - storica scuola afro-americana frequentata da Martin Luther King - dove professori e studenti vorrebbero ritirare il tappeto rosso all'invitato d'onore. Dopo la conferma dell'ateneo che Biden parlerà, il corpo docente ha chiesto alla Casa Bianca «un momento di confronto diretto» prima che il presidente salga sul podio per evitare che le polemiche sul conflitto a Gaza rubino la scena ai veri protagonisti della giornata: i ragazzi arrivati alla laurea. 

Proteste all'università Humboldt di Berlino

 Una protesta pro-Palestina è stata indetta all'Università Humboldt di Berlino: circa 90 persone si sono riunite nel cortile interno all'ateneo nel centro della capitale tedesca a mezzogiorno per un sit-in non preannunciato. Lo ha riferito la polizia: altri manifestanti si sono riuniti davanti al campus per un totale di 150 persone coinvolte nella protesta. La rettrice dell'Università, Julia von Blumenthal, è sul posto a dialogare con gli studenti, riporta la Dpa.

Negli accampamenti dei campus violati i regolamenti cittadini e universitari

«Noi difendiamo il diritto di protestare pacificamente, ma le proteste violente non sono protette, la violenza è contro la legge, distruggere proprietà è contro la legge». Così Joe Biden ha assunto una posizione netta di condanna delle «azioni di caos» provocate dalle proteste e le occupazioni pro Palestina nelle università. Una posizione che rischia esporre il presidente al rischio di perdere il voto dei giovani a novembre, che fu essenziale per la sua vittoria nel 2020. Timore chiaramente espresso da Bernie Sanders, il senatore liberal, due volte candidato alla Casa Bianca, ed acceso critico del sostegno incondizionato ad Israele, che alla Cnn ha detto che «questo potrebbe essere il Vietnam di Biden». Le parole di Biden hanno anche riacceso il dibattito tra gli esperti riguardo al fatto che le forme di protesta scelte dagli studenti nei campus, con gli accampamenti, siano a no legali. «Le linee guida per le proteste sono insolitamente chiare», ha detto a Cbsnews l'avvocato per i diritti civili, Harvey Silverglate.  Il primo emendamento protegge queste proteste ma ci sono delle restrizioni su luoghi e tempi in cui si possono svolgere, per evitare ripercussioni legali. «Bisogna dimostrare che non vi sono azioni di disturbo nelle classi, nei dormitori di notte, e che tutto si svolge in modo pacifico», aggiunge l'esperto, sottolineando che in alcuni accampamenti sono state violati i regolamenti cittadini e delle università riguardo al disturbo della quiete pubblica e della sicurezza. «Se, effettivamente, si è creata una situazione di pericolo, possono essere arrestati e le tende devono essere smontate», conclude Silvergate. D'altro canto, però, gli esperti dei diritti civili avanzano preoccupazione per il fatto che diverse università abbiano chiesto l'intervento della polizia: «le scuole devono riconoscere che la polizia armata nei campus può mettere in pericolo gli studenti e deve essere l'ultima risorsa - dice ancora Silvergate - è il dovere della polizia di proteggere i dimostranti pacifici e arrestare quelli potenzialmente illegali».

Campus protest, tra le parole più cercate su Google negli Stati Uniti

«Campus protest», protesta nei campus, è la chiave di ricerca più utilizzata negli ultimi giorni dagli americani su Google per ottenere informazioni sulle ragioni delle manifestazioni studentesche pro Palestina in corso in oltre 60 atenei negli Stati Uniti. L'argomento è anche di rilievo nella categoria «Why», perché?, in cui la domanda più cercata è stata «Why are students protesting at Columbia?", cioè «perché gli studenti stanno protestando alla Columbia», in riferimento al famoso ateneo newyorkese dove è iniziata, a metà aprile, il movimento di protesta contro la guerra a Gaza.

Sgomberata Sciences Po-Lione

 Non solo Parigi: la polizia francese ha sgomberato oggi anche dei manifestanti filo-palestinesi che occupavano Sciences Po-Lione e la direzione ha deciso di lasciare chiuso l'ateneo fino alla settimana prossima. «L'operazione si è svolta nella calma, senza nessun ferito. Alla luce dell'attuale contesto, la chiusura amministrativa dell'istituto viene prorogata fino all'12 maggio'', annuncia in una nota la direzione di Sciences Po Lyon, dopo che alcune decine di manifestanti bloccavano da ieri pomeriggio l'anfiteatro dell'università, prima di passarvi la notte. In serata, dopo un meeting elettorale a Vénissieux, ad est di Lione, Rima Hassan e Mathilde Panot, del partito La France Insoumise (Lfi) si sono recate in visita sul posto, in segno di solidarietà con i manifestanti. Questa mattina, una delle porte d'accesso al sito è stata bloccata con dei cassonnetti della spazzatura e la scritta «Lyon stands with Gaza». 

Sulle tende di Rafah: "Grazie a voi studenti della Columbia University che lottate per noi"

Sulle tende sul lato palestinese del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, dove un milione e mezzo di palestinesi sopportano affollamento, scarsità di cibo, bombardamenti incessanti e minacce incombenti di un'invasione di terra israeliana, sono apparsi messaggi di gratitudine e speranza rivolti agli studenti che in molti Paesi e soprattutto negli Stati Uniti stanno difendendo in questi giorni la loro causa. Lo scrive l'egiziano Ahram. «Grazie, studenti della Columbia University», le scritte di cui riferisce Ahram, e «Grazie, studenti universitari americani». l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha dichiarato martedì di essere «turbato» dalle azioni pesanti intraprese dalle forze di sicurezza statunitensi durante i tentativi di sedare le proteste filo-palestinesi nei campus universitari. «Sono preoccupato che alcune delle azioni delle forze dell'ordine in una serie di università appaiano sproporzionate nel loro impatto», ha detto Turk in una nota riportata dal sito egiziano riferita agli arresti e alle sanzioni degli studenti. «Deve essere chiaro che l'esercizio legittimo della libertà di espressione non può essere confuso con l'incitamento alla violenza e all'odio», ha aggiunto. 

A Princenton scatta lo sciopero della fame pro Gaza

Un gruppo di studenti di Princeton hanno cominciato uno sciopero della fame in segno di solidarieta' con i palestinesi di Gaza. Gli studenti appartenenti al gruppo Princeton Israeli Apartheid Divest chiedeono all'ateneo Ivy League del New Jersey di ritirare gli investimenti da societa' che indirettamente aiutano le azioni militari di Israele a Gaza.

Politecnico di Torino, mozione per il boicottaggio di Israele

Una quarantina tra studenti e docenti del Politecnico di Torino si sono ritrovati oggi in una delle aule dell'ateneo per discutere del presidio al senato accademico del 7 maggio, quando verrà presentato un documento, redatto da diversi studenti e rappresentanti del corpo accademico, in cui si chiede che il Politecnico chiarisca i suoi rapporti con le istituzioni e aziende belliche israeliane. Sono intervenuti al dibattito gli attivisti di Cambiare Rotta, Palestina Libera, Bds Torino e Massimo Zucchetti, docente di Nuclear technologies e presidente del Cisp, Centro Interateneo di Studi per la pace. «Il boicottaggio accademico è uno strumento di lotta pacifica per esprimere il proprio dissenso - dicono gli attivisti di Cambiare Rotta - in questo caso con lo stato di Israele perché qualsiasi collaborazione è una legittimazione di quello che lo stato ebraico sta facendo a Gaza. I ministri ci descrivono come antisemiti e violenti ma il boicottaggio è un nostro diritto». 

Una cinquantina di arresti a New York

Una cinquantina di studenti sono stati arrestati oggi nei campus di Greenwich Village di due universita' newyorchesi. La polizia ha fermato 43 persone alla New School mentre altre 13 sono finite in manette alla New York University. Agli studenti della New School era stata data la scelta se smobilitare o finire al commissariato. È stato lo stesso ateneo fondato nel 1919 e che prima e durante la Seconda Guerra Mondiale ha aperto le braccia a molti intellettuali ebrei e non in fuga dal nazismo e dal fascismo a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. La New School si autodescrive sul suo sito Web come una universita' per «intellettuali attivisti, artisti senza paura e designer che sfidano el convenzioni».

Le proteste filopalestinesi stanno diventando un caso di contagio globale perché non riguardano solo l'America. Ci sono tensioni in Francia e in Germania. All'università statale di Milano è stato annullato un convegno per motivi di ordine pubblico e a Torino è stata presentata una mozione per il boicottaggio di Israele

Ieri, centinaia di agenti di polizia in tenuta antisommossa hanno sgomberato l'accampamento di manifestanti pro Palestina nel campus della University of California, a Los Angeles e hanno arrestato oltre cento persone. Durante un intervento dalla Casa Bianca, il presidente statunitense Joe Biden ha messo in guardia dai rigurgiti antisemiti e ha detto che «le proteste pacifiche sono tutelate, ma il vandalismo e le proteste violente no».

Qui riportiamo le notizie in tempo reale sulle proteste che sono nate in seno al mondo accademico. 

Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA