Celiaci in crescita, più 15.569 diagnosi ma 400mila sono ancora ignari

Sabato 20 Gennaio 2018
Celiaci in crescita, più 15.569 diagnosi ma 400mila sono ancora ignari
Aumenta il numero dei celiaci in Italia: nel 2016 il numero totale delle nuove diagnosi è stato infatti di 15.569, oltre 5.000 diagnosi in più rispetto all'anno precedente, e risultano diagnosticati in Italia 198.427 celiaci (di cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile). Molti, però, sono gli italiani che non sanno di essere malati: si stima che siano circa 408.000, infatti, i celiaci non ancora diagnosticati. E' il quadro tracciato nell'ultima Relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento sulla celiachia, relativa al 2016. Le Regioni in cui si sono registrate maggiori nuove diagnosi sono la Lombardia con +5.499 diagnosi, seguita dal Lazio con +1.548 diagnosi e dall'Emilia Romagna con +1.217. Ad un anno dall'entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico, confrontando i dati nel triennio 2014-2016, si sottolinea nel documento, "emerge un incremento delle diagnosi più spinto, forse favorito dalla maggiore sensibilizzazione dei cittadini ma anche dai nuovi indirizzi scientifici".

La celiachia è una condizione infiammatoria permanente in cui il soggetto che risulta affetto deve escludere rigorosamente il glutine dalla dieta. Questa patologia, ormai classificata come malattia cronica, si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti e colpisce circa l'1% della popolazione. Ad oggi la Regione abitata da più celiaci risulta la Lombardia con 37.907 celiaci residenti, seguita dal Lazio con 19.325 e Campania con 18.720. Varie le sfide per il 2018, afferma la Relazione, a partire dal "dare piena applicazione al Protocollo diagnostico individuando sul territorio i presidi del Servizio sanitario nazionale per la diagnosi della celiachia ai fini delle esenzioni, dando così le stesse opportunità diagnostiche ai cittadini". - esperti, malattia ancora sommersa e da scoprire Priorità garantire stesso protocollo diagnosi su tutto il territorio La celiachia "è ancora una malattia in gran parte sommersa e da scoprire e la sfida maggiore per il 2018 è proprio garantire l'applicazione del nuovo protocollo per la diagnosi su tutto il territorio nazionale, considerando che si stima che siano oltre 400mila gli italiani celiaci non ancora diagnosticati".

A sottolinearlo è il direttore generale dell'Associazione italiana celiachia (Aic), Caterina Pilo, commentando i dati della Relazione 2016 al Parlamento sulla celiachia.
In Italia attendiamo 600mila casi di celiachia, considerando che la prevalenza della malattia è dell'1% sulla popolazione, ma siamo ancora intorno a un terzo delle diagnosi fatte. Le diagnosi - spiega Pilo - crescono grazie alle nuove tecniche e la maggiore sensibilizzazione delle persone, ma bisogna lavorare ancora molto. Innanzitutto applicando su tutto il territorio il nuovo protocollo per la diagnosi approntato dal ministero e che non è applicato ovunque". E' quindi necessaria, rileva, "una maggiore omogeneità dei centri sul territorio, ed il recente decreto ministeriale ne prevede almeno uno ogni provincia". Quanto ai tetti di spesa garantiti per le esenzioni ai celiaci, "sono al momento in revisione e all'esame della conferenza Stato-regioni. Si va nella direzione di una loro riduzione perche ci sarà un adeguamento ai nuovi prezzi dei prodotti alimentari per celiaci, che sono calati. Ci aspettiamo - afferma Pilo - che sia un adeguamento contenuto". Dal 2015 al 2016 le diagnosi sono aumentate "confermando il trend di crescita", afferma anche il presidente Aic, Giuseppe di Fabio. Evidente, sottolinea, è "la differenza di genere: la celiachia è donna e su oltre 198mila casi, 140mila sono donne. Il monitoraggio dei sintomi specifici delle donne, quindi, resta una strategia sempre valida". Ancora molti, però, gli obiettivi che restano da realizzare: "Vorrei vedere ad esempio uniformità di diagnosi tra le diverse regioni e pari trattamento. La Relazione invece ci mostra che si ha più possibilità di ricevere una diagnosi di celiachia a seconda di dove si vive, mentre i pazienti - conclude di Fabio - sono uguali ovunque e meritano pari assistenza".
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