Comunità Incontro, la storia di Ale, il primo ludopatico che ha finito il percorso di riabilitazione: «Rovinato dall'azzardo. Ho rischiato la morte»

Sabato 30 Marzo 2024
Comunità Incontro, la storia di Ale, il primo ludopatico che ha finito il percorso di riabilitazione: «Rovinato dall'azzardo. Ho rischiato la morte»

DIPENDENZE

AMELIA Lotta alla ludopatia. Dalla sala slot della comunità Incontro escono i primi "ex". La storia di Ale, 21 anni e un passato di dipendenze. «Quando sono arrivato in comunità - racconta - pensavo che non avrei resistito nemmeno una settimana, invece qualche giorno fa ho fatto la prima uscita di "verifica" sul campo, quella che si fa alla fine del percorso». Un progetto, il primo in Italia, sviluppato dalla Comunità Incontro onlus che alla fine dell'estate 2023 ha attivato il primo percorso terapeutico per persone affette da disturbo da gioco d'azzardo. «Qui a Molino Silla - spiega Tania Fontanella, psicologa, psicoterapeuta responsabile equipe multidisciplinare comunità Incontro onlus - abbiamo creato uno spazio che in tutto e per tutto riproduce l'atmosfera di una sala gioco». Monitor, luci, colori, suoni, odori. Un ambiente "familiare" a chi soffre di dga, attraverso il quale, opportunamente utilizzato, provare ad uscire dalla patologia. «L'idea che sta alla base del progetto - continua Fontanella - è quella di sottoporre le persone che hanno sviluppato una ludopatia agli stessi stimoli che innescano il cortocircuito ma in un modo regolamentato». Un modello terapeutico di cui si iniziano a raccogliere i frutti.

LA PROVA

«Con Tania siamo andati in un bar di Amelia dove ci sono le macchinette - racconta Ale (nome di fantasia), primo ospite della comunità a completare il percorso per dga - per fare un test in una situazione reale. E' andata bene ma mi ricordo che c'erano delle signore che giocavano, mi hanno messo un po' di ansia, perchè è stato come se mi riconoscessi, se mi vedessi da fuori. Ho completato il percorso ma la strada è ancora lunga. Me ne sono reso conto quanto Tania ha cambiato dei soldi alla macchinetta e io senza guardare le ho detto quanti fossero. Comunque sono contento, perchè non ho giocato». Un passato da forte scommettitore. «Ho sempre giocato da quando ero alle medie - racconta - all'inizio, andavo con mio cugino, che però era ed è rimasto uno tranquillo, che si gioca la sua puntata da 5 euro. Non poteva immaginare che io avrei preso un'altra strada»
. Il cambio di rotta arriva insieme ai "soldi". «Io giocavo a calcio - prosegue Ale - in serie D. Poi mio nonno è venuto a mancare e mi ha lasciato qualcosa. Insomma ho iniziato a scommettere cifre sempre più alte». Una spirale a cui si sono aggiunte anche le droghe. «Fino a diciotto anni - continua - non avevo neanche mai fumato una sigaretta. Poi una sera, in discoteca, ho provato la coca. E qualche tempo dopo il crack». Un'escalation a cui la famiglia ha detto basta. «Mi ricordo che a un certo punto mia madre mi ha messo di fronte a un out-out - spiega Ale - ho un fratello e una sorella più piccoli e lei mi ha detto che aveva il dovere di proteggerli. Ecco, lì mi sono reso conto che avevo toccato il fondo». La forza di chiedere aiuto. «Un giorno hanno arrestato un mio amico - dice - mi sono messo paura, mi sono reso conto che o avrebbero arrestato anche me oppure sarei morto. Così, quel pomeriggio ho chiamato Antonio (Farinella. coordinatore del gruppo Zervò collegato alla comunità Incontro ndr) che si è attivato subito e sono approdato qui». Un inizio fra mille dubbi. «Quando sono arrivato, quasi dieci mesi fa - chiude - pensavo che non avrei resistito. Qui la vita è molto diversa da quella "fuori", ma piano piano ti accorgi che è proprio uno stile di vita sano che ti aiuta a rimettere tutto in prospettiva. Insieme al percorso terapeutico. Adesso, inizierò a studiare per il diploma. Quando ero fuori mi mancava solo un anno per diplomarmi perito elettrotecnico».
E Ale ricomincia a sperare.

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Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA