Allarme degli psicologi: due giovani su 5 sono depressi

Lazzari, presidente dell'Ordine: serve lo specialista di famiglia

Venerdì 15 Marzo 2024 di Luca Benedetti
David Lazzari presidente degli psicologi umbri

L’Umbria vive una situazione critica dal punto di vista del disagio psicologico. E sono diversi gli indicatori che disegnano il quadro. I numeri li racconta e li spiega David Lazzari che è il presidente dell’Ordine degli psicologi dell’Umbria oltre che quello nazionale.
«Da anni-spiega Lazzari-l’Umbria è ai primi posti per consumo di psicofarmaci, ad esempio dal 2004 al 2019 siamo passati da 8 milioni a 18 milioni di dosi giornaliere l’anno. Negli antidepressivi siamo al terzo posto, con 8,5% di prevalenza d’uso contro una media nazionale di 6,7%». Ma non solo.
Forse il dato che fa più pensare è un altro. Ancora il presidente Lazzari che spiega: «Secondo una nostra indagine commissionata all’istituto Piepoli un umbro su cinque dichiara di sentirsi spesso o sempre agitato o arrabbiato, il 19% degli umbri dichiara di sentirsi spesso o sempre depresso. Un umbro su tre (32%) dichiara di soffrire di ansia, depressione o altre forme di malessere psicologico, percentuale che sale al 41% tra i giovani (18-24)».
C’è anche un prima e post Covid che non va sottovaluto. Anzi, racconta come l’emergenza abbia preso una svolta negativa che fa mettere sul tavolo il confronto sul futuro dei servizi. Prima i numeri. Ancora il presidente Lazzari: «Per quanto riguarda gli ansiolitici nel 2019, prima della pandemia, eravamo al 29,7 dosi giornaliere per 1000 abitanti e nel 2022 siamo arrivati a 55, con un +25 (quasi un raddoppio). Un quarto degli umbri dichiara un peggioramento dopo pandemia, il dato più elevato tra i giovani (18-24 anni): la metà dichiara un peggioramento».
Nella regione, dai dati in mano agli psicologi, la sensazione di solitudine è molto diffusa (14% spesso) ma è enorme tra i giovani (18-24) il 38%, due su cinque. Un giovane su due dichiara di sentirsi inadeguato o emarginato. I dati sui giovani sono anche elevati su un altro aspetto: l’uso dei social per gestire le relazioni è dichiarato da un umbro su tre ma sale a due su tre tra i giovani 18-24.
Emerge, secondo i dati in possesso degli psicologi umbri, un aumento significativo della ricerca e dell’utilizzo dell’aiuto psicologico, circa 130 mila umbri dichiarano di essere ricorsi a un aiuto privato e solo 25 mila hanno trovato una risorsa pubblica. Un umbro su tre ha cercato uno psicologo nel pubblico senza trovarlo, soprattutto nella scuola (28%), dal medico di famiglia (22%) e in ospedale (21%). L’87% vorrebbe lo psicologo in ospedale, 81% di fianco al medico di famiglia.
Proprio da questi dati il presidente Lazzari apre un fronte che guarda ai servizi e alla prevenzione. La necessità di uno psicologo di famiglia, innanzitutto: «Per lo psicologo di base rischiamo di rimanere indietro. Ci sono proposte di legge bipartisan ferme in consiglio regionale. Marche, Abruzzo, Toscana, Lazio, e Toscana, per esempio, l’hanno istituito. L’Umbria ha un buco pesante su questo fronte. Perché lo psicologo di base intercetta il disagio, diventa un filtro importantissimo, evita che tutto finisca sulle spalle del medico di famiglia e poi, dei Pronto soccorso e degli ospedali. Vorrei ricordare, per esempio, che nei trattamenti sanitari obbligatori, i Tso ne abbiamo 2,3 per 10 mila abitanti, più del doppio della media nazionale che è uno».
Lo psicologo di famiglia non prevede, da parte del paziente, la scelta del medico, ma deve essere presente in una rete. «Immagino-dice Lazzari- le case di comunità dove c’è lo studio del medico di famiglia ed è in quel caso che va indicato lo psicologo di riferimento per un gruppo di medici.

Ricordo che ogni cinque persone che hanno un disagio psicologico, uno sviluppa una malattia mentale di cui si occupano psichiatri e neuropsichiatri. Qui manca una riposta di base». Ma non solo. Perché nei servizi territoriali non ci sono strutture complesse per gli psicologi. Mentre ce ne è una ogni 25 medici, uno ogni 23 farmacisti o veterinari, ma i 76 dipendenti e i 50 specialisti ambulatoriali «non hanno coordinamento. Non è un problema di carriera, ma di risorse. Chiediamo di organizzargli meglio gli psicologi non di assumerne altri visto che stiamo in presenza di risorse scarse. Possibile che in una regione con due Asl e la Regione dice fate i coordinamenti dei servizi e le Asl restano ferme?».

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