La vittoria di Toffa e le altre: come sopravvivere al cancro

Martedì 13 Febbraio 2018 di Carla Massi
La vittoria di Toffa e le altre: come sopravvivere al cancro

Effetto Nadia Toffa. La conduttrice delle Iene che, con coraggio, ha confidato al mondo di essersi curata per un cancro, di aver fatto la chemioterapia e di indossare una parrucca. Un urlo da guerriera. Per condividere la propria storia ma, soprattutto, per mandare un messaggio a chi sta male: «Le uniche cure contro il cancro sono la chemio e la radio. Poi ci sono altre cose che contano: il buonumore, lo stile di vita. Ma non c'è altro che possa curarti che non siano la chemio e la radio». Effetto Nadia Toffa dirompente, senza lacrime e tanta forza. Plausi da pazienti e oncologi.

LA PROSPETTIVA
In Italia hanno vinto il cancro 2,8-3 milioni. Un numero in costante crescita. Sono sempre di più quelli che riescono a sopravvivere ad un tumore a 5 anni dalla diagnosi (questa è l'unità di tempo utilizzata per fare i calcoli): più di uno su due, pari al 57% per gli uomini e il 63% per le donne. In dieci anni sono cresciuti del 40% i sopravvissuti alla malattia. Nel 2017, per esempio, sono stati 50.500 i nuovi casi di tumore al seno ma le prospettive per chi si ammala, soprattutto se la diagnosi è nella fase iniziale, sono buone. In otto anni (tra il 2010 e il 2017) nel nostro Paese le pazienti vive dopo la diagnosi sono aumentate del 26 per cento e oggi, come rivelano i registri tumori, sono 766.957 le italiane che hanno affrontato un cancro al seno. Le ricerche dimostrano come le donne operate in fase iniziale abbiano una prospettiva di vita persino migliore delle coetanee che non si sono mai ammalate.
Ogni giorno mille italiani scoprono di avere una neoplasia. E oltre la metà di questi sopravvive. «Grazie alla chirurgia, alle terapie che continuano a rappresentare il baluardo delle cure anticancro - commenta Stefania Gori, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica - Chi scopre di essersi ammalato deve affidarsi ad uno dei trecento centri oncologici dove si riceveranno trattamenti sicuri la cui efficacia è provata scientificamente. Il pericolo è legato soprattutto alle false illusioni che, spesso, vengono vendute sulla rete da ciarlatani che giocano sulla disperazione dei malati».

Una delle prove dell'alto tasso di guarigioni soprattutto tra le donne giovani è il numero, in salita, delle pazienti che riescono ad avere un figlio dopo la malattia. Si può. «Non rinunciate alla maternità e aderite allo studio Positive», esorta, per esempio, l'Istituto europeo di oncologia di Milano, che lancia un appello a partecipare a una ricerca internazionale rivolta proprio alle donne in età fertile operate per un tumore mammario ormono-sensibile. L'obiettivo del maxi studio (coinvolge 178 centri oncologici in 20 Paesi del mondo fra cui 14 in Italia) è quello di arruolare cinquecento aspiranti madri. E valutare la sicurezza di una sospensione temporanea della terapia ormonale post-intervento nelle pazienti che decidono di intraprendere una gravidanza. Per evitare una recidiva della malattia, quindi, dopo la chirurgia le pazienti devono seguire una terapia anti-ormonale della durata di 5-10 anni, che sopprime la funzionalità ovarica e impedisce il concepimento. Spesso, però, queste giovani donne sono costrette ad affrontare il tumore senza ancora aver concluso i loro progetti familiari, e completare la terapia prima di poter considerare una gravidanza può precludere questa possibilità.

LA GRAVIDANZA
Gli oncologi puntano a «dimostrare definitivamente che per le pazienti con tumore iniziale ormono-sensibile, il più comune nelle donne giovani, la sospensione temporanea della terapia ormonale post-intervento per il tempo necessario al concepimento e alla gravidanza (2 anni) non aumenta il rischio di recidiva del tumore», precisa Fedro Peccatori, responsabile dell'Unità Fertilità e Procreazione Ieo e responsabile scientifico di Positive.
«Altra paura da sfatare - aggiunge la dottoressa Gori - è quella relativa alla chemio.

Più dolce rispetto al passato, più efficace e meno tossica. Possiamo ridurre e gestire molto bene gli effetti collaterali». E, novità ormai ben collaudata, è il curare un tumore stimolando il sistema immunitario. Si applica per quelle forme di cancro difficilmente aggredibili chirurgicamente. Agisce utilizzando dei farmaci che attivano le nostre difese per far sì che il nostro organismo possa essere in grado di distruggere le cellule tumorali o tenerle sotto controllo per un periodo di tempo molto lungo.

Ultimo aggiornamento: 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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