«Guardo il tuo profilo Facebook prima di dire ai tuoi che sei morto», la lettera del medico spezza il cuore

Mercoledì 24 Ottobre 2018
La rivelazione del dottore: «Guardo sempre il profilo Facebook delle vittime, prima di comunicare la morte ai genitori»
Louis M. Profeta è un medico del pronto soccorso del St. Vincent Hospital di Indianapolis, Stati Uniti. Sulla sua pagina Linkedin ha pubblicato una toccante lettera in cui racconta perché, prima di comunicare ai parenti delle vittime la morte dei loro cari, cerca su Facebook i loro profili. Il dottor Profeta ha immaginato di scrivere a loro, alle vittime che soccorre in pronto soccorso, raccontando le sue sensazioni in quei delicatissimi momenti. «Mi fa restare umano - scrive il medico - Sai, sto per cambiare le loro vite, quelle di tua mamma e tuo papà. Fra circa cinque minuti non saranno più gli stessi, non saranno mai più felici».
 
«Adesso, a essere onesti, sei solo un corpo senza nome che abbiamo intubato nel disperato tentativo di salvare. Non c'è movimento, vita, nulla che mi dica che avevi sogni o aspirazioni. Lo devo a loro, imparare un po' di te prima di entrare». Il medico di Indianapolis afferma con forza: «Perché adesso... sono arrabbiato con te, per quello che hai fatto a te stesso e quello che stai per fare a loro. Io non so niente di te. Lo devo a tua madre, dare una sbirciata nel tuo mondo una volta vivo». 

«Magari stavi messaggiando anziché guardare la strada, o eri ubriaco quando avresti dovuto chiamare un Uber. Magari hai sniffato eroina o una riga di cocaina per la prima volta. Magari non hai indossatto il casco in bicicletta o non hai ascoltato i tuoi genitori quando ti dicevano di non uscire con "quell'amico". Magari ti sei solo arreso. Magari era semplicemente il tuo momento, ma c'era la possibilità... che non lo fosse», prosegue Profeta.

«Così ho preso la foto sbiadita della tua patente, ho cliccato sul mio iPhone e ho cercato su Facebook. Ci sono speranze che abbiamo un amico in comune da qualche parte. Conosco un sacco di gente. Vedo il tuo sorriso, come dovrebbe essere, il colore dei tuoi occhi quando erano pieni di vita, te sulla spiaggia, soffiando le candeline, Natale dalla nonna. Oh, hai anche un maltese. Lo vedo. Bene, adesso saprò esattamente chi sono quando entrerò nella stanza. Lo rende quel poco più semplice per me, ho una domanda in meno da fare».

«Sei fortunato a non dovere vedere tutto ciò. Papà che urla il tuo nome ancora e ancora, mamma che si strappa i capelli, accasciata sul pavimento con le mani sulla testa, come se dovesse proteggersi da colpi invisibili. Io controllo la tua pagina Facebook prima di dire loro che sei morto perché mi ricorda che sto parlando di una persona, qualcuno che loro amavano. Calma la voce nella mia testa che adesso ti urla: "Tu figlio di p***, come hai potuto fare questo a loro, alle persone avrebbero dovuto amarti"».
Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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