Roma, esce dall'ospedale e muore. La madre: «Voglio sapere se qualcuno ha sbagliato»

Mercoledì 27 Novembre 2019 di Marco De Risi e Camilla Mozzetti
Roma, esce dall'ospedale e muore. La madre: «Voglio sapere se qualcuno ha sbagliato»

«Mamma fai qualcosa, chiama aiuto». Non è riuscito a dire nient'altro Giuseppe Mura, 54 anni, compiuti lo scorso 14 novembre, quando si è accasciato sul pavimento del piccolo soggiorno nell'appartamento della madre a Primavalle quartiere popolare di Roma ed è morto. La notte tra domenica e lunedì, dopo che, sempre per dei dolori lancinanti all'addome, si era recato al pronto soccorso dell'ospedale Cristo Re e ne era poi uscito con una prognosi di sette giorni, una diagnosi di epigastralgia e una cura a base di pantoprazolo. Per cosa è morto quest'uomo che, stando ai racconti dei familiari, non soffriva di particolari patologie se non di una gastrite tenuta a bada e di una dermatite atopica per la quale era in cura già dallo scorso agosto? La Procura di Roma, per mano del pm Attilio Pisani, ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Non si esclude ma sarà l'autopsia in programma questa mattina all'ospedale Agostino Gemelli, a chiarirlo che la morte di Giuseppe Mura si riconducibile a un caso di malasanità.

Roma, trovato morto nella sua abitazione: era appena stato dimesso dall'ospedale



LA DINAMICA
Disattenzione o imperizia sarà l'esame autoptico a stabilire con esattezza le cause del decesso.
Tutto inizia domenica sera, intorno alle 19, quando il 54enne, che si trova a casa della madre con il figlio, inizia ad accusare dei fortissimi dolori all'addome tanto da non poter bere neanche un bicchiere d'acqua. Passa un'ora, non di più, e l'uomo decide di andare all'ospedale. Varca l'ingresso del pronto soccorso Cristo Re alle 20.34 con un codice giallo. Ne uscirà alcune ore dopo: alle 23.47. Giuseppe Mura è morto intorno alle cinque del mattino sotto gli occhi della madre, della zia e di un vicino di casa richiamato dalle urla delle due donne che per un po', in attesa dell'autoambulanza, ha cercato di tenerlo in vita. Ma non c'è stato nulla da fare. Quando i sanitari varcano l'ingresso dell'appartamento a pochi metri di distanza dall'edificio in cui persero la vita i fratelli Mattei nel 1973 , l'uomo è steso in terra ed è ormai morto. Sul posto arrivano gli agenti di polizia del commissariato Primavalle e viene convocato anche il pm di turno che disporrà l'autopsia aprendo un fascicolo per omicidio colposo e sequestrando i referti e la cartella clinica stilata nel pronto soccorso del Cristo Re.

LA VISITA
Quando Giuseppe viene preso in carico la sua pressione è alta: una massima di 157 e una minima di 100, ricordano i familiari. Respira bene, la saturazione è a 99.
Forse i medici credono che abbia un infarto: i dolori addominali, il mal di stomaco, ne sono, del resto, dei sintomi. Per questo eseguono una visita generale e un elettrocardiogramma che però non fa emergere nessuna anomalia. Anche il segno di Blumberg l'esame che serve a capire se c'è in corso un appendicite acuta risulta negativo. Non viene chiesto un consulto specialistico e l'uomo viene dimesso dopo che, alle 22.50, gli viene somministrato un buscopan e un gaviscon senza esito. Non è escluso invece che un'ecografia addominale, che secondo il racconto dei genitori e delle sorelle non è stata eseguita, avrebbe potuto svelare qualcos'altro come, ad esempio, un aneurisma dell'aorta addominale.

«PERCHÉ È MORTO?»
«Io non so cosa è successo a mio figlio spiega in lacrime la madre Concetta ma voglio sapere la verità perché è morto, se si è trattato di un errore umano da parte dei medici oppure se doveva andare così». Quando il 54enne è tornato a casa sembrava che si sentisse meglio: «Aveva fame aggiunge la madre e mi ha detto che poteva mangiare se voleva, che i medici gliel'avevano detto».
E così Giuseppe ha fatto: è andato in cucina spizzicando un po' di formaggio prima di provare a dormire. Ma i dolori poco dopo sono ripresi più violenti di prima. «Gli ho fatto una camomilla aggiunge ancora la signora Concetta si era steso a letto io ero nella mia camera, non dormivo. Intorno alle cinque del mattino però l'ho sentito urlare, era nel soggiorno diceva che stava malissimo e poi è caduto senza più riprendersi: mi è morto così davanti agli occhi». Quel figlio, primo di cinque, che in questi mesi le era stato tanto accanto quando lei era stata poco bene. «Era un punto di riferimento per tutti noi aggiunge la sorella Cristina il fratello maggiore che tutti vorrebbero. Stava sempre con i suoi nipoti, con suo figlio, speriamo ardentemente di non doverci trovare di fronte a un caso di malasanità».
 

Ultimo aggiornamento: 11:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA