Tutti ignari. Nessuno sapeva. Per la procura, non solo la moglie, Arianna Iacomelli, e il fratello Tommaso, che pure avevano beneficiato delle elargizioni di Massimo Bochicchio ed erano finiti indagati per riciclaggio, erano all’oscuro delle truffe milionarie del broker.
L’ARCHIVIAZIONE
Per il pm, Zampa, socio del broker dal 2014, non sapeva, perché quando erano già partite le indagini si rivolgeva preoccupato a Bochicchio che lo rassicurava: «Zampa, al pari di altri soggetti - si legge nella richiesta della procura - riveste anche la posizione di codirettore di alcuni veicoli societari esteri utilizzati da Bochicchio. Tuttavia nel corso delle indagini è stato ripetutamente intercettato mentre conversava su utenze anche estere con Bochicchio e con Errani. Da queste intercettazioni - si legge ancora - emerge come Zampa venisse rassicurato da Bochicchio del prossimo integrale ristoro degli investitori e della possibilità di rientrare a brevissimo a Roma senza particolari apprensioni. Da ciò si desume l’assenza di consapevolezza in capo a Zampa del carattere eventualmente truffaldino dell’attività posta in essere unitamente a Bochicchio ai danni degli investitori». E il pm conclude: «Zampa appare un ignaro strumento nelle mani di Bochicchio, al pari di altri soggetti, per esempio Rodolfo Errani, per la formazione della formale dirigenza di veicoli esteri riconducibili a Bochicchio e comunque per la raccolta di denaro da investitori ingolositi da importanti profitti, senza che se ne possa dimostrare la sussistenza dell’elemento psicologico del reato». La stessa cosa vale per la moglie e il fratello. Sulla Iacomelli il pm chiarisce che, sebbene avesse «ricevuto da Bochicchio due bonifici dell’importo di 520mila euro e 70mila euro (entrambi nel 2020 ndr) nel periodo in cui si palesava la progressiva insolvenza del broker, che, pur continuando a svolgere l’attività di raccolta di capitali in Italia, prendeva tempo a fronte delle richieste di restituzione dei capitali investiti da altri soggetti», non emergono elementi dai quali risulti la consapevolezza della donna dell’attività posta in essere dal marito che, anzi, al telefono la rassicurava.
LA CAUSA CIVILE
Rimangono, però, sotto sequestro 10 milioni di euro circa, poca cosa rispetto agli 80 milioni svaniti. Sarà il Tribunale civile a stabilire se debbano essere assegnati alle vittime della truffa. Poi c’è il patrimonio nel Regno Unito, con il procedimento aperto davanti alla Corte di Londra che, su richiesta dei truffati, ha congelato altri beni, non ultimo l’appartamento di 200 metri quadrati a Holland Park. E gli avvocati delle parti offese non sembrano disposti a mollare.