Tumore all'ovaio, trovato il sistema per bloccare le recidive

Giovedì 9 Maggio 2019
Tumore all'ovaio, trovato il sistema per bloccare le recidive
 Un sistema per bloccare le recidive nei tumori epiteliali dell'ovaio è stato individuato nel corso di una ricerca condotta da Maura Sonego e Ilenia Pellarin, svolta nell'ambito dell'attività del laboratorio di Oncologia Molecolare del Cro di Aviano (Pordenone) diretto da Gustavo Baldassarre, che opera per comprendere proprio i meccanismi alla base delle recidive di questi tumori, resistenti al trattamento chemioterapico post intervento. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science Advances, edita dalla American Association for the Advancement of Science (AAAS).

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«Siamo convinti - ha detto Baldassarre - che solo studiando a fondo i meccanismi molecolari che consentono alle cellule tumorali di sopravvivere alla chemioterapia si potranno identificare nuovi target e nuove terapie, più efficaci e possibilmente meno tossiche, per le nostri pazienti». Sono stati analizzati a livello funzionale circa 800 geni «e, fra questi - spiega Sonego - abbiamo identificato il gene USP1 come indispensabile per la sopravvivenza delle cellule di tumore ovarico trattate con carboplatino decidendo di studiare più a fondo, a livello molecolare, il suo ruolo e la sua regolazione».

Secondo lo studio, in seguito al trattamento con chemioterapia, le cellule tumorali resistenti attivano la proteina USP1 e ne promuovono l'interazione con il gene Snail, inducendo cambiamenti cellulari che permettono alle cellule di sopravvivere al trattamento con il platino. Alla ricerca hanno attivamente contribuito le Università Sapienza di Roma, Grenoble e Vienna e l'Irccs Pascale di Napoli. Secondo Pellarin, «l'interazione tra USP1 e Snail non solo permette alle cellule di sopravvivere alla chemioterapia con platino, ma le rende anche capaci di formare metastasi nell'addome, aumentando le loro abilità invasive».

La ricerca ha potenziali risvolti applicativi molto promettenti perché, ha commentato Baldassarre, «abbiamo anche identificato una piccola molecola, un farmaco in grado di inibire efficacemente USP1 sia in vitro ed in vivo; usato in modelli animali in associazione con il platino, questo inibitore è stato molto efficace nell'uccidere le cellule tumorali e nel prevenirne la capacità di formare metastasi, senza indurre tossicità aggiuntiva».
I tumori epiteliali dell'ovaio rappresentano una patologia istologicamente eterogenea e ancora particolarmente difficile da combattere con le terapie in uso. In Italia si stimano circa 5.000 nuovi casi ogni anno e, ad oggi, la sopravvivenza a 5 anni delle pazienti affette da questo tipo tumore è di circa il 40% negli stadi avanzati, ancora molto bassa rispetto ad altri tipi di tumori.
Ultimo aggiornamento: 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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