La prostata? Per il 54% dei maschi europei è un organo femminile

Sabato 13 Ottobre 2018
La prostata? Per il 54% dei maschi europei è un organo femminile
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Per la maggioranza dei maschi, la prostata è un organo delle donne. E per uno su 4 è comunque una parte del corpo sconosciuta, avvolta da un alone di mistero, collocata chissà dove. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Associazione Europea di Urologia in occasione dell'Urology Week che si svolge ogni anno a settembre, che ha coinvolto 2.500 uomini di 5 nazioni differenti: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito. Da cui emerge appunto il dato quasi sconvolgente: il 54% dei maschi non sa di averla, la prostata, poiché ritiene si tratti di un organo femminile. 

In generale, il 27% dei maschi è dubbioso o ignaro dell'esistenza del tumore alla prostata, patologia che invece colpisce 450 mila uomini nel mondo ogni anno, circa 36 mila in Italia, con oltre 7 mila decessi, mentre paradossalmente è più informato su quello del seno (31%). Ma sono gravi anche altri numeri: il 43% degli uomini non si recherebbe dal medico in caso di sangue nelle urine; il 23% aspetterebbe più di un mese prima di chiedere una consulenza per una frequente voglia di urinare; il 28% andrebbe dal medico solo dopo oltre una settimana dalla comparsa di bruciore o dolore alla minzione contro solo il 17% in grado di associare un dolore nella parte inferiore dell'addome a un possibile problema serio. Senza contare la disfunzione erettile, che in Europa riguarda circa la metà dei maschi dopo i 50 anni, ma di cui il 75% ignora le implicazioni sulla salute e qualità della vita e di coppia o la diffusione fra i connazionali.

Non va meglio per altri problemi urologici: un buco nero per l'85% dei maschi, come nel caso del tumore ai testicoli noto solo (in termini di fascia di popolazione a rischio) al 18% degli intervistati. Questa scarsa informazione si traduce inevitabilmente in mancata prevenzione: il 40% dei maschi non sa di preciso chi sia un urologo, quale ruolo abbia o quando sia il caso di consultarlo, anzi il 10% addirittura non ne ha mai sentito parlare, mentre il 13% conosce la parola ma ritiene che curi l'apparato scheletrico, il sistema nervoso o quello circolatorio. È necessaria dunque una maggiore e migliore consapevolezza del maschio riguardo la propria salute intima. Con questo scopo, per il terzo anno, è ripartita in Italia, con il contributo non condizionante di Menarini, la campagna #Controllati.

Consigli, informazioni, contatti in assoluta privacy sul sito www.controllati.it. Inoltre, dal 17 ottobre al 30 novembre, tremila farmacie distribuiranno materiali informativi e daranno visibilità al sito. Qui sarà aperta una sezione di domande e risposte, e una dedicata al pubblico («L'urologo risponde»). Tra queste farmacie, mille avranno a disposizione ticket gratuiti con cui inviare i propri utenti nei centri Siu più vicini. Infine, sarà possibile contattare il numero verde 800.942.042. «Disinformazione e allungamento della vita media - dichiara Vincenzo Mirone, responsabile della comunicazione Siu e ordinario di urologia all'Università Federico II di Napoli - rappresentano un mix pericoloso per l'incremento nella diffusione e incidenza delle patologie prostatiche e più in generale urologiche, già stimate in crescita a partire dai prossimi anni».

La scarsa informazione si questi temi «è allarmante in tutta Europa, tanto che i maschi escono male dall'indagine. Meno informati delle donne su problematiche che invece li riguardano in prima persona e sulle quali tendono addirittura a chiudere un occhio, sottovalutano il ruolo salutare della prevenzione e diagnosi precoce. Vincere la sfida della disinformazione - aggiunge Mirone - deve essere un impegno prioritario dell'urologia, chiamata a far comprendere al maschio l'importanza di non trascurare anche sintomi iniziali, cercando invece il supporto di un professionista fin dal minimo sospetto di qualche cosa di insolito».

«L'indagine - aggiunge Giuseppe Morgia, responsabile scientifico della Siu e direttore del Dipartimento di Urologia del Policlinico di Catania - attesta che gli uomini europei non solo hanno scarsissima conoscenza sull'apparto urogenitale e le patologie che lo possono colpire, ma ignorano perfino che l'urologo è lo specialista da consultare. Si 'salvanò un pò di più i maschi italiani che nel 66% dei casi sanno dove recarsi in presenza di problematiche della sfera intima e sessuale. In generale dunque i maschi europei non sanno o non vogliono ascoltare i disturbi che provengono dalla sfera urogenitale, mettendosi a rischio di sviluppare malattie e/o condizioni cliniche, invece controllabili o diagnosticabili in fase iniziale».

La scarsa consapevolezza e la trascuratezza è la causa di un preoccupante ritardo diagnostico. «Avere coscienza dei sintomi di un problema urologico - aggiunge il Walter Artibani, segretario generale della Siu e direttore del Dipartimento di Urologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - è il fattore chiave per la diagnosi precoce; ad esempio, un sensibile numero di morti nei tumori maschili si verificano proprio perché la maggior parte degli uomini non affronta precocemente o con la giusta attenzione le proprie condizioni di salute o il problema in atto, fino a ritardare il contato con il medico di famiglia o lo specialista».
Le ripercussioni di questo atteggiamento ricadono anche sulla qualità di vita e l'intimità di coppia. «I problemi di salute degli uomini - conclude Giuseppe Vespasiani, presidente Siu e direttore della Scuola di Specializzazione all'Università Tor Vergata di Roma - coinvolgono anche la partner. Alle donne, più abituate e responsabili nel controllare il loro corpo, è affidato il compito di sensibilizzare e spronare il proprio compagno a recarsi da uno specialista in caso di specifiche problematiche dell'apparato uro-genitale, fino ad accompagnare il partner alla visita o partecipando attivamente alla conversazione con il medico».
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