Sanità, Italia divisa: al Sud si vivono 4 anni meno che al Nord. Scarse cure e prevenzione

Domenica 21 Gennaio 2018 di Carla Massi
Sanità, Italia divisa: al Sud si vivono 4 anni meno che al Nord. Scarse cure e prevenzione
Chi nasce al Nord vive, mediamente, quattro anni in più di chi nasce al Sud. Come se abitassero in due Paesi diversi.  Basta guardare i numeri che riguardano il cancro per rendersi conto dell'evoluzioni della malattia nei pazienti: al Nord ci si ammala di più ma al Sud si guarisce di meno. Sono 369mila, in crescita, i nuovi casi di tumore stimati nel 2017 in Italia.

«Ormai è scientificamente provato che il tumore è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione - si legge nel rapporto dell'Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica - Per alcune tipi, esofago e melanoma, troviamo più casi al Nord rispetto al Sud e nelle Isole per condizioni genetiche e ambientali. Ma, purtroppo, questo vantaggio viene vanificato dalla poca diffusione degli screening. L'adesione allo screening per la mammella in Emilia Romagna è del 76%, in Campania solo del 22%».

Il nostro Meridione, dunque, è posizionato agli ultimi posti tra gli indicatori di aspettativa di vita in Europa. La peggiore zona dove nascere è quella intorno a Napoli. Una differenza di otto anni in termini di vita rispetto agli altri paesi della Ue. Parla senza mezzi termini Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità, che, in altre occasioni ha azzardato paragoni tra le regioni del Sud e molte zone nordafricane.

«Oggi nascere nel Meridione di'Italia significa venire al mondo nelle parti del continente europeo più derelitte, perché, di fatto, quelle rivelano indicatori di aspettativa di vita peggiori in Europa» ha spiegato Ricciardi alla trasmissione Presadiretta in onda lunedì 22 gennaio su Rai3. «Una persona che viene al mondo in Campania, Sicilia o in Calabria vive quattro anni meno di una persona che, lo stesso giorno e lo stesso anno, nasce nelle regioni settentrionali».

Per il governo centrale, comunque, non è così semplice da intervenire dal momento che l'organizzazione sanitaria è affidata alle amministrazioni regionali. L'emergenza, secondo l'esperto, è quella di «mettere in sicurezza il sistema sanitario nazionale dappertutto». I punti deboli che creano questa drammatica differenza: minore risposta agli screening oncologici, diagnosi tardive, una minore disponibilità di farmaci innovativied una minore efficienza delle strutture sanitarie.
Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 14:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA