Morti improvvise, 70mila casi ogni anno. I cardiologi: «Servono più defibrillatori automatici fuori dagli ospedali»

Martedì 29 Ottobre 2019
Morti improvvise, 70mila casi ogni anno. I cardiologi: «Servono più defibrillatori automatici fuori dagli ospedali»

Fino a 70.000 morti improvvise ogni anno. Arresti cardiaci inaspettati, a volte causati da infarti, a volte da altro: le malattie dei canali, la sindrome di Brugada o, in generale, patologie non diagnosticate. Molti di questi decessi, di cui lo 0,5% colpisce degli sportivi, potrebbero essere evitati con l'intervento tempestivo di un defibrillatore automatico, dice Alessandro Cappucci, direttore della Clinica Cardiologia dell'Università Politecnica delle Marche. 

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Il problema, sottolinea Cappucci da una conferenza oggi a Milano, è che in Italia la percentuale dell'utilizzo dello strumento fuori dagli ospedali (come palestre e stadi) si aggira solo attorno al 6,4%, contro una media europea del 15-20%. «Si continuano invece a spendere soldi e tempo sui corsi per le manovre di rianimazione cardiopolmonare» - continua Cappucci - «che non sono
efficaci quanto il defibrillatore. E i dati lo dimostrano».

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In uno studio condotto a Piacenza nell'arco di 15 anni in centri sportivi, alcuni dotati di defibrillatore e altri no, Cappucci ha osservato che nelle strutture senza apparecchio, su 11 persone con arresto cardiaco durante l'allenamento, solo 1 si è salvata in attesa dell'ambulanza. Nei centri in cui c'era il
defibrillatore invece, su 15 casi di arresto cardiaco solo una persona è morta. «Il defibrillatore dovrebbe essere presente in ogni luogo pubblico, un pò come l'estintore, tanto più che ora costa quanto uno smartphone» - conclude Cappucci - «purtroppo il progetto di legge di dotare tutti i luoghi pubblici di un defibrillatore automatico, dopo l'approvazione alla Camera lo scorso luglio, giace ferma al Senato. Ci auguriamo che si superino ostacoli e cavilli velocemente per approvarla
definitivamente».

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