C’è una narrazione - questa: in Rai va tutto male - ma c’è anche una contro-narrazione meno strombazzata ma probabilmente più realistica con la quale si cerca di guardare lo stato delle cose, cioè gli ascolti del servizio pubblico, in maniera più analitica. Quest’ultimo è l’approccio dell’ad di Viale Mazzini, Roberto Sergio, ieri in audizione alla commissione Cultura di Montecitorio, che ha cercato di ribaltare quelli che lui ritiene luoghi comuni, a cominciare dalla supremazia della programmazione Mediaset su quella della Rai.
L’ad contesta la tesi per cui la Rai perde, in termini di share e di audience, rispetto al principale rivale. «I canali della Rai - spiega l’ad al telefono dopo l’audizione alla Camera - sono 13 contro i 16 di Mediaset che può contare su Iris e altri oltre ai principali come Canale 5. I loro canali sono tutti commerciali, mentre sui 13 della Rai su 13 solo 9 possono gareggiare sugli ascolti, gli altri sono di puro servizio pubblico». Sergio vuole dire, dati alla mano, che Rai1, Rai2, Rai3 e RaiNews, i pezzi forti di Mamma Rai, stravincono rispetto a Canale5, Rete4, Italia1 e TgCom. Ovvero nella partita quattro contro quattro non c’è partita: «La Rai vince nel giorno, nella settimana, nel mese e nell’anno». E ancora: «Ogni settimana facciamo 110 programmi. Di questi, 4 o 5 - che sono nuovi e che non hanno avuto neanche il tempo per essere presentati adeguatamente, perché ci siamo insediati a maggio e abbiamo trovato una situazione disastrata - sembrano trovare qualche difficoltà. Superabilissima. Bisogna dargli tempo. Alcuni di questi li rilanciamo, altri arriveranno alla loro scadenza naturale a Natale».
GLI AGGIUSTAMENTI
Svariate le voci che girano su possibili aggiustamenti in corsa nel palinsesto. A partire dalla conduzione dell’«Eredità», che era destinata da gennaio a Pino Insegno e ora, dopo le difficoltà riscontrate dal suo nuovo show «Il mercante in fiera», potrebbe essere affidata di nuovo a Flavio Insinna. Si valuterà tutto entro novembre, insieme a Banijay Italia, la società che produce il programma. Nessuno stop per «Avanti popolo», anzi i vertici di Viale Mazzini credono nel format e nella conduzione di Nunzia De Girolamo, la quale ha trascorsi di successo. E ancora: al posto di Corrado Augias passato a La7 e che non tutti rimpiangono - il dg Giampaolo Rossi, a sua volta ascoltato alla Camera, in linea generale la pensa così: «In Rai abbiamo trovato una situazione che definire difficile è dire poco, con 650 milioni di debiti. Il nostro obiettivo è salvaguardare i 12mila dipendenti dell’azienda: ci dobbiamo occupare di questo e non del narcisismo di qualche talento. Perché se oggi ci troviamo in questa situazione è per colpa della gestione precedente» - si punta ad Alessandro Baricco, scrittore insieme cult e pop di cui è uscito in queste ore l’ultimo libro: un «western metafisico» intitolato «Abel». Per non dire di Fiorello che in casa Rai ormai è Fiorellissimo e per tanti motivi, anche personali e umani oltre che di sintonia professionale, costituisce con l’ad Sergio una coppia spettacolare e che è sempre più il volto e la voce della nuova Rai (altro che TeleMeloni).
Pino Insegno, arrivano i concorrenti vip al “Mercante in Fiera”: ecco chi sono
Giletti da gennaio sarà la novità con alcune serate speciali e poi, da aprile, un programma giornalistico per il day-time di Rai1. «Report» di Sigfrido Ranucci è la conferma, nonostante gli attacchi dei partiti di governo che hanno imposto la convocazione del conduttore in commissione di Vigilanza, con un voto a maggioranza che secondo l’opposizione costituisce un’intimidazione. In ogni modo, solo a fine anno si faranno le verifiche sui palinsesti. «Questa narrazione degli ascolti che vanno male è alimentata dai giornali e da fonti interne: io mi sentirei di dire che non c’è, che dobbiamo rivedere alcune cose ma che nel complesso siamo soddisfatti»: è la linea di Sergio. E il dg Rossi: «Gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini: il tema vero è costruire l’abitudine alla fruizione». Intanto però chiude “Liberi tutti” di Bianca Guaccero: «Non ha fatto i risultati sperati», la motivazione. Le celebrazioni per i 100 anni della radio e i 70 anni della tivvù coinvolgeranno Renzo Arbore, su Rai2, e Pippo Baudo oltre a Giovanni Minoli su Rai3. Si guarda avanti, insomma, ma serve anche e assai la contro-narrazione rispetto a una propaganda negativa che non aiuta il servizio pubblico e il suo ruolo fondamentale nel sistema Italia.