Bandiere da regata, quei pezzi unici che Anareta realizza a mano dall'inizio alla fine

Domenica 5 Maggio 2024 di Vittorio Pierobon
Anna Campagnari

Alle Olimpiadi ci sono le medaglie, oro argento e bronzo. A Venezia le bandiere. Chi vince una regata conquista una bandiera, triangolare. Rossa per il primo. Pochi sanno - fuori dal mondo delle regate - che quei pezzi di raso, accuratamente decorati, provengono tutti dalla stessa mano, quella della signora delle bandiere, Anna Campagnari, che da circa quindici anni vince regolarmente la gara d'appalto che il Comune indice per acquistare quelle da consegnare ai primi classificati delle regate.

Dalla Storica a tutte le altre gare del calendario ufficiale. Si tratta di centinaia di bandiere, perché gli equipaggi vanno da due persone (gondolieri, pupparini e mascarete, sono le diverse imbarcazioni) fino a sei per le caorline. Ed inoltre va considerato che, per una tradizione veneziana che si perde nella notte dei tempi, il podio non è riservato ai primi tre, come nel resto del mondo, ma anche l'equipaggio quarto classificato vince la sua bandiera. Cambia solo il colore. Rosso, bianco, verde e blu, in ordine di piazzamento. L'aspetto curioso è che parecchie di quelle bandiere che Anna, o meglio Anareta come è conosciuta nel mondo della voga, prepara, poi tornano a casa, perché sia lei che il marito, Marino Almansi, di professione avvocato, sono due campioni del remo. E anche se i sessant'anni ormai non li aspettano più, loro continuano a remare con immutata passione. La voga è uno degli sport più longevi e sono numerosi i casi di campioni vincenti anche in età da pensione.


Entrare nel laboratorio di Anna significa fare un tuffo nella venezianità. Siamo un salizada San Pantalon, a metà strada tra piazzale Roma e l'università di Ca' Foscari, palazzetto Falier, uno dei molti scrigni che Venezia nasconde. Si potrebbe dire casa e bottega. Al piano terra un affascinante laboratorio, con le pareti foderate di bandiere e coppe, e come arredo numerosi pezzi da collezione, tra cui un felze (l'antica copertura della gondola) che fu usato in occasione della visita della regina Margherita. Al piano di sopra l'appartamento, dove Anna e Marino amano ricevere gli amici, in numero abbondante, a giudicare dalla lunghezza della tavola. «Ho cominciato a realizzare le bandiere una trentina d'anni fa, ma direi per hobby. Mia mamma era sarta e da lei ho imparato un po' di trucchi del mestiere. Cucivo le bandiere che venivano date in premio alla Regata delle Befane (un'altra tradizione veneziana, una gara con ai remi vogatori in abiti da vecchia, che si corre naturalmente il 6 gennaio ndr). Solo una quindicina d'anni fa ho deciso di farla diventare una professione. L'artigiano che fino a quel momento le realizzava, il signor Da Cal, aveva deciso di ritirarsi e io ho provato a sostituirlo, dato che avevo già un po' di mestiere. Da allora sono arrivata, prima del Covid, a realizzare anche mille bandiere all'anno».

Sembra facile fare una bandiera. In realtà, come per tutti i prodotti artigianali occorrono abilità manuale, qualità dei materiali, tempo, pazienza e passione

«Per fare una bandiera da regata, se nessuno ti interrompe, e ti dedichi solo a quella, servono un paio d'ore. Bisogna fare il disegno a china sul tessuto, dorarlo, cucire la frangia, fissare il cordone, tagliare le tre stoffe di raso che vanno sovrapposte una sopra l'altra. Il tessuto va fissato al bastone di metallo alla cui estremità va il pomolo. Per una bandiera servono un metro e mezzo dì frangia, un metro di cordone, le pezze di tessuto. Punto sulla qualità. Cerco di dare il meglio, se uno vince deve ricevere anche qualcosa di adeguato». Quanto a vittorie Anna Campagnari se ne intende. Non ricorda quante sono. In coppia con varie compagne, a cominciare da Lucia Bubacco, la madre di Rudy Vignotto, re del remo assieme al cugino Igor. Poi un lungo sodalizio con Nadia Donà, ora Marta Signorelli, l'amica di una vita. «Partecipare a una regata per noi veneziani è qualcosa di incredibile. Ti dà emozioni indescrivibili. Se poi vinci la Regata Storica Io ne ho vinte quattro, in 24 partecipazioni, più vari piazzamenti in bandiera. Mi vengono ancora i brividi quando penso alla prima vittoria nel 1987. Erano già alcuni anni che mi davano per favorita, ma per un motivo o per un altro il successo non arrivava. Entrare prima in Canal Grande mi ha dato un'energia pazzesca, sentivo la folla che mi incitava. Al traguardo non sono riuscita a trattenere le lacrime». Anna racconta e indica le bandiere vinte, ognuna ha una sua storia, sempre intrisa di sudore, fatica, passione. «A volte mi chiedo chi me lo faccia fare a continuare. La risposta è semplicissima: mi piace. Vogare mi completa, amo lo sport, ho corso mezze maratone, facevo piscina. Credo di essere stata la prima regatante ad applicare un metodo di allenamento che non fosse solo vogare, ma anche palestra, corsa e allenamenti con la barca frenata. Provate a remare con qualcosa di legato a poppa che ti rallenta. Durissima, però poi si vedevano i risultati in gara». Una carriera lunga, ancora aperta. Ha iniziato, quando le donne in barca venivano viste con una certa diffidenza, remare in piedi non era cosa per loro... «Ora è normale, in passato mi gridavano, torna in cucina ai fornelli. Anche i premi erano differenti, gli uomini ricevevano molto di più. Comunque nell'87, con la prima Storica, ho guadagnato 5 milioni, che valevano molto di più degli equivalenti 2.500 euro di oggi. Ora i premi sono uguali, grazie anche all'impegno di Benito Vignotto, ma livellati verso il basso».


I TEMPI CAMBIANO
I tempi cambiano, c'è anche meno gente che voga. «Le regate sono un po' diminuite, lo vedo dal fatto che mi chiedono meno bandiere. Ma per il mio laboratorio il lavoro non manca. Nel tempo ho acquisito una clientela internazionale. La bandiera viene acquistata come ricordo di Venezia. Oppure me ne vengono commissionate con i colori o i simboli di altre società. Mi sono allargata, realizzo anche gonfaloni, gagliardetti, cuscini, pantofole "furlane". Tutto fatto sempre a mano. Pezzi unici. Ricercati. Ci sono mie bandiere in Germania, Svezia, Francia, persino nella caserma dei Vigili del Fuoco di New York». Tutti gli articoli prodotti vengono commercializzati con il marchio "Anareta", il soprannome di Anna Campagnari. Da dove deriva? «È un gioco di parole, è il diminutivo di Anna e di anatra. All'inizio vogavo per la Canottieri Bucintoro. Qualche volta ero al timone e gridavo il ritmo. Qualcuno per prendermi in giro ha detto: ti me par un'anara. Ero giovane e così sono diventata Anareta. Un soprannome di cui vado fiera». Anareta, la signora delle bandiere.

(Vittorio.perobon@libero.it)

Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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