Sanità in Veneto. Liste d’attesa, ecco il piano: visite di sera e nei weekend e acquisto di prestazioni nel privato accreditato

Le linee della Regione Veneto alle Ulss: stop a buchi in agenda e tempi sui siti web

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Angela Pederiva
Cup

Ospedali aperti anche di sera e nel weekend, acquisto delle prestazioni in libera professione e nel privato accreditato, pulizia sistematica delle agende per riempire tutti i buchi. Sono alcune delle misure previste dal Piano regionale di governo della liste d’attesa, già adottato dalla Giunta e in attesa di parere dalla commissione Sanità, dopodiché la delibera sarà pubblicata sul Bur.

A quel punto le aziende sanitarie e ospedaliere del Veneto avranno 60 giorni per declinare i rispettivi programmi, scegliendo le modalità più adeguate alle proprie realtà territoriali.

Veneto, esami e visite specialistiche nel pubblico e nel privato


In base alla legge statale, almeno il 90% delle prestazioni specialistiche ambulatoriali dovrà essere erogato entro i tempi massimi previsti da ogni classe di priorità. Un problema che di fatto non si pone per la categoria “U” (urgente: entro 24 ore), mentre rimane per la “B” (breve: entro 10 giorni), “D” (differibile: entro 30 giorni) e “P” (programmata: entro 60/90 giorni). Il rimanente 10% dovrà essere garantito entro i successivi 10 giorni per la “B” e 30 giorni per la “D” e la “P”. Resta lo strumento del “galleggiamento”, che però adesso si chiamerà “pre-appuntamento”: l’assistito che non riceverà subito una data rispettosa dei tempi indicati, verrà inserito in un elenco, con l’impegno del Cup a ricontattarlo «nel più breve tempo possibile» per completare la prenotazione rimasta in sospeso.

Ospedali aperti anche di notte per gli appuntamenti


Il nodo è proprio questo: come si troveranno i posti? Decideranno le singole aziende, in un ventaglio di possibilità che spazia dall’apertura delle strutture «anche nelle ore serali e durante il fine settimana» (la Lombardia ha appena annunciato l’operatività fino alle 20 e al sabato mattina), all’utilizzo delle apparecchiature di diagnostica per immagini (come ad esempio la Tac) «almeno per l’80% della loro potenzialità». Le opzioni si chiameranno “percorsi di tutela” e potranno essere di vario tipo: gestione delle agende «con recupero sistematico degli eventuali spazi resisi disponibili», attraverso una manutenzione delle liste che registri puntualmente «rifiuti e modifiche dei bisogni di salute»; acquisto di prestazioni da parte del personale dipendente, «da erogare in regime libero professionale aziendale», come pure di attività prestate «da medici specialisti ambulatoriali interni»; acquisto di prestazioni da centri privati accreditati, «anche tramite l’utilizzo di eventuali fondi aggiuntivi» (ma per il momento le risorse non vengono quantificate); riorganizzazione dell’utilizzo «delle grandi apparecchiature»; a discrezione del direttore generale, sospensione dell’attività di intramoenia, «allo scopo di convogliare risorse, spazi e attrezzature verso l’attività istituzionale». Se le azioni attuate non basteranno a rispettare i tempi prescritti, su richiesta del cittadino l’Ulss sarà «tenuta ad applicare» il decreto del 1998, che prevede l’erogazione della visita o dell’esame in libera professione pagando solo il ticket, «previa autorizzazione dell’Azienda». 

Impegnativa del medico, il principio di appropriatezza


Le cosiddette prestazioni “traccianti”, impiegate per il monitoraggio delle attese, saranno 83 e comprenderanno «esclusivamente le prime visite e le prime prestazioni diagnostiche». Sarà chiesto ai medici prescrittori di prestare attenzione all’appropriatezza delle impegnative, con «utilizzo obbligatorio delle classi di priorità» e «presenza obbligatoria del quesito diagnostico appropriato». I sistemi del Cup saranno dotati di meccanismi di sbarramento per evitare «prenotazioni contemporanee per una stessa prestazione da parte del medesimo utente». Dal 1° maggio la validità della ricetta sarà di 180 giorni. «Qualora l’utente si presenti oltre i termini previsti da ciascuna classe di priorità, l’obbligo del rispetto della tempistica di erogazione decade», stabilisce il Piano, precisando che la prestazione dovrà essere pagata da chi «non si presenta all’appuntamento o non disdice entro il termine di 4 giorni lavorativi». Nel nome della trasparenza, ogni azienda dovrà prevedere sul proprio sito istituzionale una sezione dedicata alle liste e alla gestione dei tempi di attesa. Tutte le procedure saranno governate da una squadra multidisciplinare guidata dal “Rua”, cioè dal responsabile unico aziendale dei tempi di attesa.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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