VERONA - Cosa sarebbe successo in Veneto se non fosse stata realizzata la Superstrada Pedemontana? Ossia: quali sarebbero stati i “costi del non fare”? C’è chi li ha calcolati: se il collegamento tra Treviso e Vicenza non fosse stato costruito, se i 94 chilometri e mezzo di asfalto, senza contare gli altri 68 di viabilità nei 36 Comuni attraversati da questa arteria, non fossero stati completati, ci sarebbe stata una perdita per “mancati benefici” pari a 200 milioni di euro all’anno per i prossimi 25 anni. E cioè, in tutto, 5,1 miliardi di euro.
È quanto emerge dallo studio di Unioncamere Veneto presentato ieri a LetExpo, la fiera della logistica e dei trasporti in corso a Verona, durante un dibattito moderato dal direttore de Il Gazzettino, Roberto Papetti, cui hanno partecipato anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il presidente della Regione, Luca Zaia.
Finiti i lavori della Pedemontana ed entrato in esercizio ancora alla fine del 2023 l’intero tratto da Spresiano a Montecchio, si attende ora l’innesto con l’A4, confermato per la fine di aprile o al massimo ai primi di maggio, per far aumentare i volumi di traffico, oggi attestati, come ha riferito Zaia, sui 50mila veicoli a giorno. Pedaggi, tra l’altro, che entreranno nelle casse della Regione che a sua volta pagherà un canone per 39 anni al concessionario Sis.
«Tra le nuove opere è quella che ha il pedaggio più basso, non la si può confrontare con l’A4 che è di 70 anni fa e si è già ammortizzata», ha detto il presidente della Regione. Il ministro Salvini ha rilanciato: «La Pedemontana non è solo utile, tra pochi anni dovrà essere implementata. Penso alla Milano-Laghi, 5 corsie e già oggi sono poche». Nessuna anticipazione, però, sullo sbocco a Nord, in Trentino: «C’è un dibattito aperto - ha detto il ministro -, ma io, da autonomista, aspetto che decidano i territori».
«La Pedemontana è una delle opere primarie per le prossime Olimpiadi, seconda solo al Passante», ha detto Nicola Baldi della Camera di commercio di Verona.
Netto il presidente di Unioncamere, Mario Pozza: «Un investimento di valore, un’opera che il Veneto aspettava da decenni e che rappresenta un segnale di vitalità e di razionalità».
L’INDAGINE
Ma veniamo all’analisi sull'impatto socioeconomico ed ambientale di questa nuova arteria, uno studio coordinato da Unioncamere del Veneto con la partecipazione delle Camere di Commercio del Veneto e il supporto tecnico-scientifico di Uniontrasporti nell’ambito del Programma Infrastrutture approvato dal Fondo di Perequazione 2021-2022. Dall’analisi, illustrata dal direttore di Uniontrasporti, Antonello Fontanili, la Pedemontana risulta un’opera che crea valore, con un impatto positivo per tempi di percorrenza, sicurezza, senso di benessere legato a una riduzione dello stress da guida nel traffico, riduzione di incidenti e dei costi ad essi collegati. Considerando il valore economico e quello monetario equivalente dei benefici sociali e ambientali del progetto, per ogni milione di euro investito si ottiene un ritorno economico, sociale ed ambientale corrispondente pari a 1,4 milioni di euro. A questa cifra si arriva valutando 25 anni di esercizio, 5,8 miliardi di benefici attualizzati da cui bisogna detrarre 4,2 miliardi di costi totali (i 2,2 di realizzazione dell’opera e altri 2 di manutenzioni).
Come è emerso dal confronto sulle esigenze e aspettative del territorio e del sistema economico (tra gli intervenuti il sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto Mario Conte, il presidente di Confartigianato Gianluca Cavion, la vicepresidente di Confindustria Veneto Est Paola Carron), per il 78% delle imprese la Pedemontana ha un ruolo sempre più importante per il proprio business, in termini di riduzione e ottimizzazione dei tempi di percorrenza, soprattutto per i mezzi pesanti.
Resta il nodo del costo del pedaggio per gli utenti privati e commerciali - «più alto della effettiva disponibilità a pagare» - ma, è stato detto, «un piano tariffario premiante e un pedaggio calmierato in base all’utilizzo potrebbero essere incentivi utili ad un uso più regolare dell’opera».