Ultraleggero precipita nel giardino di una casa di Trevignano, morti marito e moglie. Quell'aereo era sostitutivo, il procuratore Marco Martani: «Il proprietario potrebbe essere indagato»

Domenica 24 Marzo 2024 di Laura Bon
Ultraleggero precipita nel giardino di una casa di Trevignano, morti marito e moglie. Quell'aereo era sostitutivo, il procuratore Marco Martani: «Il proprietario potrebbe essere indagato»

TREVIGNANO (TREVISO) - Due le inchieste sull’incidente dell’ultraleggero che è costato al vita a Lanfranco De Gennaro, 71enne, e alla moglie Lucia Bucceri, 70enne. Una è stata aperta dalla Procura del Tribunale e l’altra dall’Ente per l’Aviazione civile (Enac). «Il fascicolo riguarda le ipotesi di accusa di disastro aereo e omicidio colposo nel caso in cui riscontrassimo un difetto di costruzione o di manutenzione dell’ultraleggero» spiega il procuratore Marco Martani. De Gennaro, ex generale dell’aeronautica militare ed esperto di volo, era diretto a Campoformido per recuperare il suo velivolo, in officina per riparazioni. Era alla cloche di un Tecnam P92, un aereo sostitutivo che gli era stato affittato al campo di volo di San Gaetano, a Montebelluna. Il proprietario del velivolo è stato sentito ieri dai carabinieri e potrebbe rischiare l’accusa di omicidio colposo. Sentito anche il presidente del campo di volo di San Gaetano, Massimo Minni. Il Procuratore conclude: «Sarà affidata una perizia a ingegneri esperti nel campo dell’infortunistica di ultraleggeri per capire cosa sia successo».

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IL RICORDO

Intanto lo stesso Minni parla di De Gennaro definendolo «un esperto del volo». Con analoghe parole lo ha raccontato un giovane della famiglia Da Riva, proprietaria del terreno in cui sorge il campo di volo. «Del pilota scomparso -prosegue il giovane che era al lavoro su un terreno a ridosso della proprietà quando l'incidente è accaduto- posso dire di averlo visto spesso qui. Era davvero scrupoloso nella cura del velivolo». Se lì è nato un luogo di riferimento per gli innamorati di aviazione lo si deve a Mosè Da Riva. «Mosè era il mio pro zio -prosegue il giovane- ero piccolo quando, 25 anni fa, morì anche lui in un incidente aereo, nella zona di Caposile. È stato lui a creare il campo di volo.

Era partito da qui anche Benito Cavasotto, morto a sua volta a Caposile». In questo caso, però, alcuni particolari rendono la situazione particolarmente delicata. Sia perché sembra che la tragedia possa essere dipesa da un guasto al mezzo, sia perché quello stesso mezzo non era di proprietà del pilota. Il suo era in officina a Udine per una riparazione e marito e moglie stavano andando a recuperarlo con un mezzo sostitutivo.

LE CAUSE

Giancarlo Zanardo, proprietario dell'aviosuperficie di Nervesa, uno che di aerei e di voli, ne ha visto tanti, afferma: «Non so nulla dello specifico caso, ma prima di partire vengono effettuati i controlli e si verifica che ci sia carburante. Quindi i guasti, se tutto è stato fatto correttamente, sono rari. Di solito, un aereo precipita in quel modo per un malore del conducente. Situazioni analoghe sono capitate anche a noi». Ancora una volta, intanto, la tragedia unisce gli amministratori di due Comuni contermini, Montebelluna e Trevignano. «Siamo molto addolorati - dice il sindaco di Trevignano, Franco Bonesso - Il disastro avrebbe potuto essere ancora peggiore perché c'era il rischio che il mezzo prendesse fuoco e perché qualcuno poteva trovarsi in giardino. Quella di oggi non è una bella giornata per nessuno nel nostro Comune». E il sindaco di Montebelluna, Adalberto Bordin aggiunge: «Porgo le mie condoglianze ai familiari delle persone decedute. Nella tragedia l'aspetto positivo è rappresentato dal fatto che l'aereo non ha creato danni ad altre persone. Per quanto riguarda l'aviosuperficie Mosè, ricordo di aver partecipato all'inaugurazione una decina di anni fa, quando ero assessore. Poi non ci sono più stato».

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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