Nuovi insulti razzisti all'arbitro di colore per "colpa" di un rigore: match sospeso

Il presidente della Figc Gabriele Gravina: «Io oggi sono Cissé contro questa cultura becera»

Martedì 14 Febbraio 2023 di Lucia Russo
Insulti razzisti all'arbitro (foto associazione italiana arbitri)

LORIA (TREVISO) - Arbitro di colore preso di mira, dagli spalti insulti razzisti. la vittima è Mamady Cissé, arbitro della sezione di Treviso. La sua "colpa"? L'aver fischiato un calcio di rigore nella partita della seconda categoria di domenica scorsa, 12 febbraio, tra Bessica e Fossalunga nel campo di Loria. Il match è stato sospeso dal direttore di gara proprio a causa delle parole forti pronunciate contro l'arbitro da uno spettatore subito dopo il pareggio 1-1 all'87esimo. E, dopo aver siglato il gol del pareggio del Fossalunga su rigore, l'arbitro ha fischiato la fine in anticipo della partita e, senza avvisare i capitani, è andato negli spogliatoi. Sull'esito della gara ed eventuali sanzioni, si attende ora di conoscere il contenuto del referto e la decisione del Giudice sportivo provinciale di Treviso.

Cori razzisti, la posizione di Gravina: «Cultura becera»

Sull'accaduto è intervenuto il presidente della Figc, Gabriele Gravina che, al margine della presentazione del report dell'Aic Calciatori, ha parlato proprio di Mamady Cissé. «Bisogna dire basta ad aggressioni agli arbitri soprattutto giovani. C'è stato un caso di un ragazzo in seconda categoria, per un rigore concesso non può interrompere partita per cori razzisti - ha detto - Io oggi sono Cissé, tutto il calcio e Cissè e deve combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema.

Le norme ci sono, quello che serve è una maggiore collaborazione dei protagonisti mondo del calcio e dello sport con sanzioni più forti». 

Il precedente nel 2018, Cissè attaccato dal dirigente del Biancade

Nell'ottobre del 2018, Mamady Cissé era stato vittima di un altro insulto razzista. La partita dell'epoca era quella del campionato Juniores Provinciale e le parole denigratorie sul colore della sua pelle erano arrivate dal dirigente Angelo Scattolini del Biancade Carbonera durante la partita contro l'Arcade. Il dirigente, dopo l'espulsione dell'allenatore, ha rivolto un'offesa di discriminazione razziale ed espressioni ingiuriose e denigratorie, coinvolgendo anche tutta la categoria e scagliando per terra alcune borracce per rimarcare la sua disapprovazione. 

Chi è Madamy Cissè, la beneficenza e la seconda famiglia nel calcio

Arbitro della sezione di Treviso dal dicembre del 2016, la storia di Mamady Cissé è stata la protagonista di un focus speciale a marzo dello scorso anno sul sito dell'Aia, associazione italiana arbitri. «Ogni giorno ci sono delle storie particolari, che non si approfondiscono. Molto spesso si vedono persone che tengono più alla sostanza che alla visibilità, mettendo sé stessi al servizio degli altri. La storia di Mamady Cissé è una di queste e ha un lato nascosto di particolare valore - si legge nel sito dell'Aia - Mamady è uno dei punti di riferimento per tutti gli arbitri grazie all’energia e alla voglia di dedicarsi alla crescita dei giovani. Dietro al costante sorriso e alle frasi motivazionali, però, c’è una storia che parte nel 1987 dalla Guinea, suo Paese d’origine, e porta Mamady a recarsi in Italia, con l’obiettivo di lavorare e supportare economicamente gli studi del gemello, poi diventato medico in Francia». Alla ricerca del psoto fisso in Italia per un nobile scopo, Mamady decide di trasferirsi a Treviso dove inizia anche a studiare e ottiene una borsa di studio. Si sposa nel 2010 e diventa affidatario di 10 bambini della Guinea che supporta inviando loro cibo, vestiti e dandogli la possibilità di studiare. Due di loro poi lo raggiungono in Italia e si uniscono agli altri due nati nel frattempo. Ma l'impegno di Mamady Cissé non finisce qui e crea l'associazione Ambetale che raccoglie vestiti e cibo da inviare in Africa per sostenere le bambine e i bambini. E poi l'amore per il calcio, Cissé inizia così ad arbitrare partite a livello provinciale. «Sicuramente Mamady impersona bene il termine “resilienza” e ama seguire gli allenamenti ripetendo un mantra ai giovani - aggiungono nel sito Aia - “Per me essere arbitro ha un significato fondamentale, mi ha aiutato a integrarmi in una seconda famiglia, a crescere e a maturare. Ora posso restituire ai giovani quello che mi è stato donato, trasmettendo loro la mia grande passione per l’arbitraggio. In allenamento corro dietro ai ragazzi, non voglio render loro le cose facili, sono loro che devono raggiungere i propri obiettivi; io sono dietro per spronarli e supportarli"».

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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