La figlia 13enne soffre per il "morso incrociato", ma la prima visita è nel 2028. Nel frattempo perde il rimborso

Martedì 16 Gennaio 2024 di Denis De Mauro
(Archivio)

SACILE - Quando nel luglio scorso ha capito che la figlia 13enne soffriva di un serio problema ai denti Alessia si è subito rivolta al medico di base, iniziando così, senza saperlo, una vera e propria odissea che non si è ancora conclusa.

Con la prescrizione medica è stata inizialmente mandata all’ospedale di Sacile, ma la struttura della sua città non annovera tra i suoi servizi quello di odontoiatria. Così è stata dirottata a San Vito al Tagliamento per vedersi assegnare l’appuntamento per una prima visita odontostomatologica per il 2028. Peccato però a lei servisse quella odontoiatrica.


LE PERIPEZIE
La figlia di Alessia soffre del cosiddetto “morso incrociato”, l’arcata dentale superiore e inferiore non chiudono come dovrebbero. Questo posizionamento errato spesso è fonte di dolori cervicali, emicranie e un deterioramento precoce di denti e articolazioni mandibolari. Alla giovanea sacilese, perfino qualche problema di respirazione. Ecco perché una visita in breve tempo sarebbe stata necessaria. Tuttavia, laddove non arriva la burocrazia può però il cuore delle persone. Sia al Cup che nella struttura sanitaria cercano di metterla al più presto in contatto con qualche medico specialista. «Non posso che ringraziare la dott.ssa Anna Vit, direttrice al Distretto del Tagliamento, per avermi procurato una visita senza appuntamento con il Dott. Biasotto e Laura Ciccone dell’Asfo che si è fatta in quattro per riuscire a trovarmi un appuntamento in regione». Una prima chance spunta infatti a Tricesimo, poi un’altra a Udine, infine un controllo “fuori agenda” a Cordenons. Dalla visita emerge una gravità del problema di valore 4 su una scala (Iont) che arriva a 5. Di cominciare la cura però non sembra esserci proprio verso. «Mi dicono che a Udine prima di me ci sono altri 70 casi». Alessia non si arrende e manda una richiesta di “istanza per prestazione in regime di libera professione intra muraria”, in altre parole, privatamente da portare poi alla sanità pubblica per il rimborso.


E ALLA FINE LA BEFFA
Solo che nel frattempo, nel lungo e doloroso cammino burocratico, sono passati mesi e la ragazzina ha compiuto 14 anni. «Ho ricevuto la risposta per raccomandata» prosegue la madre, che nella lettera legge: «In questo momento le tempistiche per la presa in carico sono tali che la paziente esce dai privilegi del trattamento per termini di età». Oltre al danno dei tempi d’attesa impossibili, l’evidente beffa. La missiva prosegue infatti col rammarico del Responsabile di Odontostomatologia dell’Asfo, il dottor Matteo Biasotto, che però non può che sottolineare come «per l’ambulatorio di Udine e di tutti gli altri che svolgono queste prestazioni extra Lea, la norma regionale prevede che il trattamento possa iniziare prima dei 14 anni compiuti», ovvero l’età che la figlia aveva a luglio, quando era iniziata l’odissea.
Alessia vive una condizione che evidentemente è condivisa da molti e che nel suo caso è frutto di una situazione economica in questo momento piuttosto sfavorevole. «Andando privatamente in uno studio dentistico e mi hanno preventivato una spesa tra i 4 mila e i 4500 euro, per correggere il difetto di mia figlia» soldi difficili da garantire quando «ho un lavoro a tempo determinato». «L’ex marito contribuisce alle spese della piccola e ho la fortuna di avere una suocera che mi aiuta, ma non è facile». Deve l’impiego al cosidetto “collocamento mirato” dato che per motivi di salute le è stata riconosciuta un’invalidità dell’80%.
Cosa farà adesso per risolvere il problema di sua figlia? «Non ne ho proprio idea. Siamo in stand by e restiamo in lista per il 2028, ma è chiaro che è troppo in là nel tempo» risponde amareggiata.

Ultimo aggiornamento: 16:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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