PADOVA - «La lotta contro la violenza dovrebbe unire tutti, senza distinzioni, per creare un mondo in cui nessuno debba mai sperimentare un dolore così profondo.
A parlare è Carmela, per tutti Melinda, sorella di Mattia Caruso, il 30enne padovano ucciso nel settembre dell’anno scorso con una coltellata al cuore dalla fidanzata Valentina Boscaro, che in ottobre è stata condannata a 24 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Padova per omicidio volontario, aggravato dal rapporto affettivo, per cui il pubblico ministero aveva chiesto la pena dell’ergastolo.
Il ragionamento di Melinda Caruso parte da un post trovato su Facebook che parla del fratello: “Due pesi e due misure, come sempre. Quando è morto Mattia Caruso, assassinato dalla sua fidanzata, nessuno si è indignato, nessuna donna ha scritto “mi vergogno di essere donna”, nessun mass-media ha scatenato cacce alle streghe. Quando muore un essere umano è un omicidio. Punto. La violenza non ha genere. Punto”. «Io non conosco la persona che ha scritto tutto questo - spiega Caruso - ma l’ho trovato in rete e mi ha molto colpito. E non solo perchè riguarda mio fratello. Ma perchè è una cosa che effettivamente deve far riflettere. Io non voglio minimamente paragonare Mattia a Giulia, e non voglio assolutamente essere fraintesa. Quel che è successo a quella ragazza è disumano, ma anche mio fratello è stato ucciso dall’amore della sua vita. Vorrei solo dire che la tragedia è uguale, quando qualcuno muore in maniera così violenta non c’è qualcosa di “meglio” o di “peggio”. È una tragedia che distrugge le famiglie».
PARAGONI
La sorella di Mattia non vuole sminuire quanto avvenuto a Vigonovo: «Dico solo che c’è questo pensiero, come se ci fossero morti di serie A o di serie B. È una vita che noi donne lottiamo per la parità eppure quando muore un uomo per mano di una donna, pare quasi una cosa accettabile. Non lo trovo giusto a livello umano, non perchè Mattia sia mio fratello. Vorrei solo dire che quando muore una persona, non cambia, è sempre una tragedia. E lo dico con cognizione di causa, tanto che mia suocera ha fatto della parità di genere e della tutela delle vittime di violenza la sua missione. Era presidente della casa delle donne. Affermo tutto questo non per sminuire il femminicidio, ma perchè non vengano svalutati altri omicidi». Un invito alla riflessione sulla «necessità di affrontare ogni caso di violenza con la stessa serietà, indipendentemente dal genere della vittima», sottolineando così l’importanza di una società che condanna «qualsiasi forma di violenza e tratta ogni individuo con giustizia ed empatia».
«Mattia non era giovane come Giulia, era un uomo, è morto in circostante diverse, ma anche lui è stato ucciso dalla persona che diceva di amarlo. Ci sono solo vite interrotte, destini spezzati e dolori insopportabili. Nessuna discriminazione di genere dovrebbe influenzare la gravità dell’orrore che è l’omicidio».