Maserà. La dottoressa Mungo: «Dopo la pensione mi aspetta l'Africa, da bambina sognavo di costruire ospedali in tutto il mondo»

Martedì 2 Gennaio 2024 di Iris Rocca
Al centro Francesca Mungo

MASERÁ (PADOVA) - «Continuo ad avere bisogno di essere parte attiva in situazioni che non hanno incontrato il benessere e in cui è doveroso portare umanità». Se per Francesca Mungo il Capodanno è coinciso con il primo giorno di pensione, di certo non sancirà il termine della lunga carriera della dottoressa di medicina generale a Maserà. Nata a Crotone nel 1955, si è trasferita a Padova nel 1977 per continuare gli studi di Medicina e Chirurgia nell'università patavina, dove si è poi specializzata in Malattie dell'Apparato Respiratorio, iniziando ad esercitare anche in regime di libera professione. «Volevo portare il mio contributo positivo in una regione che mi avrebbe consentito di esprimermi in maniera concreta - ammette sorridendo la dottoressa Mungo - come sognavo quando a due anni ho annunciato ai miei genitori che sarei diventata un medico ed avrei aperto più ospedali nel mondo.

Da quel momento ne ho fatta di strada e di gavetta, ma posso dire di avere realizzato il mio sogno».

LE TAPPE

Agli inizi le esperienze nella medicina del lavoro in Data Medica, poi l'impegno nella medicina di servizi in via Scrovegni per 10 anni con contratti a termine di 6 mesi, ma anche la medicina cimiteriale nell'Alta padovana, il lavoro come medico fiscale di controllo e come guardia medica, nonché i 4 anni di professione al carcere Due Palazzi, a prendersi cura dei detenuti. «Non mi sono risparmiata. E non avrei potuto fare diversamente, come mi ha insegnato il professor Naccarato, che ho avuto il privilegio di avere come maestro. Con lui ho imparato il rapporto medico paziente, quando da studentessa facevo attività di reparto con strutturati e specializzandi, apprendendo che non ci sono numeri, ma che ogni letto coincide con un nome, che dovevamo personalizzare le cure e centralizzare la nostra professione sulla persona». Ed il lavoro si è sviluppato punto dopo punto, facendola salire in graduatoria e portandola a Maserà di Padova, a realizzare il sogno coltivato da bambina in Calabria seguendo con gli occhi gli spostamenti dell'anziano medico condotto. «È stata per me "La cittadella" - afferma citando il romanzo di Cronin sull'esperienza del medico di paese - Il 2 gennaio del 2004, proprio 20 anni fa, sono entrata nell'ambulatorio della medicina di gruppo con i dottori Bernuzzi, Guerra e Pinton, che mi hanno accolta come una sorella, dimostrandomi quanto nella medicina l'unione faccia la forza. D'altronde, i pazienti siamo anche noi, con le nostre fragilità, e ci siamo impegnati a costruire qualcosa di duraturo nel tempo per tutti».

I PROGETTI

Un'esperienza, quella di Maserà nella quale i ricordi più forti sono quelli della primavera 2020. «Dopo il primo mese di lockdown, avevo bisogno di ritrovare i miei pazienti più anziani - ricorda la dottoressa Mungo, - così mi sono organizzata e bardata per andarli a vedere fuori dalle finestre, dai loro giardini. Ci commuovevamo e mi ringraziavano per questo regalo di Pasqua che in realtà arricchiva soprattutto me». Per la pensione non immagina il divano, ma il Togo: «Collaboro da 21 anni con Africachiama Onlus con cui abbiamo costruito ospedali, ambulatori e villaggi bonificati: opere appannaggio degli autoctoni africani guidati da padre Jean Edou, nostro referente. Tanti amici e pazienti, anche di Maserà, ci stanno supportando in queste iniziative di formazione, costruendo scuole e pozzi d'acqua». All'associazione no profit fondata da Dionisio Bellon andranno anche le donazioni omaggio al pensionamento dalle dottoressa Mungo. Non servono regali a lei che in Togo immagina il suo futuro, dove sull'ospedale realizzato vicino alla capitale campeggia il verso di una sua poesia: "Tante scintille possono accendere il mondo". 

Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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