Chef sardo malato di Sla: «Per la terapia siamo caduti in un tranello». La denuncia alla Polizia postale

Sabato 1 Giugno 2019
Paolo Palumbo con i familiari
«Il mio silenzio di questi giorni sui social è stato doveroso, ne ho lette di cotte e di crude, rimbalzando tra le definizioni di truffatore e quelle che mi vedevano dare la colpa agli hatersper la delicatissima situazione in corso.
Smentisco categoricamente: non sono un truffatore e gli haters non hanno colpe, se non quelle di ferire i miei sentimenti. Ho scelto di rimanere in silenzio fino ad oggi perché mi hanno insegnato che prima di proferire parola bisogna sapere ciò di cui si andrà a parlare e così ho fatto
».

 Inizia così il lungo post su Facebook di Paolo Palumbo, il più giovane malato di Sla d'Europa, finito al centro di un caso internazionale, probabilmente una truffa, dopo il suo accesso alla terapia innovativa Brainstorm. Lo chef oristanese ha pubblicato la foto della denuncia alla Polizia postale presentata dal fratello Rosario. 

«In seguito al mio sciopero della fame, durante i primi giorni di aprile - spiega Palumbo - abbiamo ricevuto dalla Nunziatura Apostolica di Gerusalemme i contatti di due medici della clinica Hadassah (dove mi sarei sottoposto alla cura sperimentale). Uno di questi due contatti era il prof. Dimitrios Karussis. Il mio medico Vincenzo Mascia ha iniziato uno scambio di email con il professore, ricevendo però risposta da un indirizzo di posta alternativo all'originale (giustificato dall'interlocutore come indirizzo usato in seguito al crash della sua mail principale). Il 21 aprile arriva la specifica per ciò che riguarda la cifra da spendere per l'acquisto della terapia, il 24 (quindi solo dopo la notifica da parte del medico) è stata indetta la campagna di GoFundMe che tutti voi conoscete bene. Forse non molti ricorderanno che il 20 maggio Rosario ha pubblicato un post in cui si faceva riferimento a una mail anonima che ci ha avvertito nei confronti di una persona che metteva in dubbio la nostra trasparenza. Quella stessa mail ci avvisava che con tutta probabilità quello stesso personaggio stava creando account fasulli per depistarci. E noi siamo cascati nel tranello».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci