25 aprile, perché si festeggia e cosa è la Liberazione: il significato dell'anniversario

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Stefania Piras
25 aprile, perché e cosa si festeggia: il significato e l'anniversario della Liberazione

In Italia il 25 aprile è un giorno festivo (come la domenica): ogni anno si celebra la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché ricorda la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, cioè la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo. 

Perché proprio il 25 aprile?

È una data simbolo: il 25 aprile 1945 segna una svolta: la proclamazione dell’insurrezione partigiana nelle maggiori città dell’Alta Italia da parte del CLNAI (il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). A proclamare lo sciopero dai microfoni di Radio Milano liberata quel giorno fu il partigiano Sandro Pertini che diventerà presidente della Repubblica ("Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire").

È in questi anni che per la prima volta viene utilizzato il termine Resistenza per indicare la lotta partigiana. È un giorno in cui si registra una svolta chiara nella guerra civile scoppiata in Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Il 24 aprile 1945 gli alleati superarono il Po e, il giorno dopo, il 25 aprile 1945 cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e da Torino dopo lo sfondamento della Linea Gotica che tagliava l'Italia in due, si estendeva per 300 km dall'attuale provincia di Massa-Carrara e correva fino al versante adriatico della provincia di Pesaro e Urbino. Ad avanzare verso nord erano gli Alleati angloamericani (Churchill costituì e inviò in Italia la Brigata Ebraica, il Jewish Infantry Group) e i partigiani riuniti nel movimento della Resistenza.

Roma fu liberata il 4 giugno 1944. Anche Firenze, quel giorno, era una città liberata da appena otto mesi. 

Nella foto, piazza Duomo a Milano il 25 aprile 1945. 

Liberazione, perché e da chi?

La Liberazione in Italia comincia molto prima del 25 aprile 1945. Inizia nel 1943 e per capire chi ha liberato chi e da cosa è fondamentale parlare della Resistenza e della consapevolezza maturata dalle persone che scelsero di entrare e combattere nelle formazioni partigiane o disertarono le formazioni filotedesche che si riconoscevano nella Repubblica di Salò.

Americani, tedeschi e antifascisti

L'8 settembre 1943 segna un trauma nella storia italiana, segnato dal caos. Quel giorno a Cassibile (Siracusa) venne firmato, in segreto, l'armistizio che impose la resa dell'Italia agli Alleati. «Tutti gli italiani che ci aiuteranno a cacciare il tedesco aggressore dal suolo italiano avranno l’assistenza e l’appoggio delle nazioni alleate», avvertì il generale americano Eisenhower. L'armistizio lasciò le istituzioni in balia degli eventi e, soprattutto, le forze armate nel caos generale. Il re fuggì, di notte, da Roma. E come lui, membri del governo e generali. In quella fase nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN): gli antifascisti cercarono di coprire il vuoto di potere.

Iniziarono ad organizzarsi le prime formazioni partigiane che avrebbero dato vita a forme di Resistenza armata e civile che sarebbero state attive per quasi due anni. A Salò, un piccolo Comune che si affaccia sulla sponda lombarda del lago di Garda, in provincia di Brescia, si formò invece la Repubblica Sociale Italiana fortemente voluta dai nazisti di Hitler per invadere e occupare il territorio italiano.

Nella foto i capi del comitato di liberazione nazionale che sfilano a Milano 6 maggio 1945. Da sinistra Giovan Battista Stucchi, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna, Luigi Longo, Enrico Mattei e Fermo Solari.

La Resistenza, cos'è e chi erano i resistenti

Tra quanti scelsero di mettersi in gioco per resistere a tedeschi e fascisti e che diedero vita alla Resistenza ci furono uomini e donne molto diversi tra loro, per estrazione e formazione, con un passato di impegno contro la dittatura ma anche senza esperienza politica diretta. C'erano cattolici, democratici cristiani, comunisti, repubblicani, socialisti, laici, monarchici, liberali e militari. C'erano antifascisti già attivi nel ventennio, tornati dalle galere o dall’esilio; c'erano militanti antifascisti che scelsero di opporsi al regime dopo lo scoppio della guerra; ufficiali e soldati lasciati in balìa di se stessi e impossibilitati a tornare alle loro case; c'erano infine giovani che rifiutarono di rispondere alla chiamata alle armi del nuovo stato fascista, la Repubblica sociale italiana (Rsi). I resistenti, dunque non furono solo i partigiani, i guerriglieri armati opposti alle brigate fasciste, ma anche, appunto, i militari che rifiutarono di arruolarsi e, come ha ricordato Sergio Mattarella, «le donne e gli uomini che, per le ragioni più diverse, rischiarono la vita per nascondere un ebreo, per aiutare un militare alleato o sostenere chi combatteva in montagna o nelle città».

Perché combattevano?

C'è chi lo fece per convinzione politica contro i tedeschi e contro i fascisti, e chi per un motivo di ispirazione patriottica: per cacciare l’occupante straniero, senza porsi il nodo di chi e come avrebbe dovuto governare in Italia alla fine del conflitto. C'è chi prese posizione per reazione ai rastrellamenti. Per tanti, almeno all’inizio, si trattò semplicemente di trovare una via di scampo al pericolo di essere catturati dai tedeschi e internati in Germania, o arruolati nelle file della Repubblica di Salò, quando le sorti della guerra volgevano a favore gli Alleati.


Nella foto il campo di concentramento italiano a Fossoli (Modena) dove venivano raccolti gli italiani destinati ai campi sterminio nazisti.
 

Perché a volte è stato definito "divisivo"?

Il 25 aprile e la Resistenza non sono sempre stati patrimonio comune. Basti pensare che negli anni Sessanta, e per molto tempo dopo ancora, i programmi scolastici si fermavano alla Prima guerra mondiale e i temi dell’uso pubblico della storia e della memoria si sono sviluppati in seguito, e quindi recentemente. La guerra civile che scoppiò in Italia ha avuto aspetti fratricidi: è capitato che all'interno di stesse famiglie ci fossero combattenti schierati su fronti opposti. Nel primo decennio degli anni Duemila, lo scrittore e giornalista Giampaolo Pansa si è dedicato a lungo alla memorialistica di quegli anni, ai fascisti sconfitti, svelando aspetti tutt'altro che edificanti della guerra civile combattuta sia dai partigiani che dai fascisti (i suoi best seller fecero scoppiare la cassetta della posta: ricevette ventimila lettere in dieci anni, una media di cinque messaggi al giorno). Il suo lavoro minò un antifascismo di maniera: la narrazione della Resistenza come patrimonio esclusivo del Partito comunista e delle Brigate Garibaldi. Nel 2006, nel suo primo discorso di insediamento, l'allora Capo dello Stato Napolitano, citò la Resistenza: «Ci si può - io credo - ormai ritrovare, superando vecchie, laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato e del decisivo apporto della Resistenza pur senza ignorare zone d'ombra, eccessi e aberrazioni». Molti storici ravvisano nella scrittura e approvazione della Costituzione il momento in cui si è potuto esprimere - dopo il regime e la guerra - un compiuto senso della cittadinanza democratica in cui le divisioni, le "religioni politiche" legate alle ideologie del secolo scorso si elidono, visto che la nostra legge fondamentale, frutto dell'immediato dopoguerra e quindi anche delle restrizioni materiali e non patite a causa della dittatura, si fonda sulla libertà di parola, di voto e «addirittura di veder presenti in Parlamento esponenti che contestavano quella stessa Costituzione nei suoi fondamenti», ha ricordato Mattarella.

Due luoghi simbolo per capire il 25 aprile

Ci sono due luoghi simbolo del 25 aprile che può essere utile visitare per capire la fase storica che festeggiamo oggi. Uno è a Roma, si trova in via Tasso. Qui sorgeva un carcere durante l’occupazione tedesca, e ora è un luogo della memoria, è il Museo storico della lotta di liberazione di Roma. L'altro luogo è la casa colonica dove viveva la famiglia Cervi a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia. Anche questo luogo è diventato un museo e il 25 aprile organizza una festa molto grande e partecipata con iniziative e concerti. Qui vissero e furono arrestati il 25 novembre 1943 i sette fratelli Cervi, catturati dai nazifascisti per avere organizzato uno dei primi nuclei di resistenza partigiana, poi uccisi per rappresaglia il 28 dicembre 1943. 

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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