Tre navi e un migliaio di militari Ue, tra operativi e di supporto.
La strategia italiana
La Martinengo
Ad oggi è già presente la fregata missilistica Martinengo, arrivata da pochi giorni per sostituire la Fasan (che era operativa dal 24 dicembre scorso ed aveva un meno utile allestimento anti-sommergibile). Ma la nave lunga 44 metri a partire dal prossimo 8 febbraio entrerà a far parte della missione Atalanta per il contrasto alla pirateria a largo della Somalia. Destinazione da cui non dovrebbe essere sottratta. Per questo, per garantire l’apporto necessario alla nascente operazione difensiva europea, a Roma si valuta l’impiego della Marceglia, primo prodotto della collaborazione italo-francese Fremm (Fregate europee multi-missione).
Dal Mar Baltico al Mar Rosso
La nave e l’equipaggio da circa 200 uomini stanno infatti rientrando dal Mar Baltico - oggi si trova in Germania - dove ha preso parte alla missione Brilliant Shield della Nato prima di essere sostituita a fine 2023 dalla Luigi Rizzo. L’idea sarebbe quindi reindirizzarla nel Mar Rosso, ma solo dopo uno scalo in Italia che ne possa garantire la sostenibilità logistica e, eventualmente, procedere ad un cambio dell’equipaggio. «Poco più di un’ipotesi» garantiscono fonti della Difesa.
La fregata Bergamini
Del resto, spiega chi nel governo segue da vicino il dossier, c’è possibilità che invece a prendere parte alla missione “Aspis” sia la capoclasse del Fremm della Marina, la fregata Bergamini, una delle navi più avanzate al mondo. Pur essendo la meno recente tra le imbarcazioni in dotazione alla Marina, la Bergamini ha il vantaggio non solo di aver appena partecipato alle esercitazioni congiunte con alleati europei e statunitensi nell’Indo-Pacifico (e sarà fondamentale il coordinamento con la missione britannica e a stelle e strisce nel Mar Rosso), ma soprattutto di essere l’unica in grado di far decollare i droni del progetto ScanEagle dal ponte per gli elicotteri. Un’arma in più per disinnescare la minaccia oggi rappresentata dai ribelli Houthi.