Israele-Iran, quando (e dove) arriverà il contrattacco? Dai siti nucleari ai luoghi simbolici, Netanyahu a un bivio (e l'escalation è sempre più probabile)

La mediazione di Biden per fermare la voglia di vendetta del premier israeliano. E Khamenei minaccia: la prossima offensiva sarà «molto più pesante»

Lunedì 15 Aprile 2024 di Simone Pierini
Iran-Israele, il pericolo di una esclation mondiale (che gli Usa non vogliono). Come e quando risponderà Netanyahu?

Sono ore di riflessione per Israele.

Dopo l'attacco subito dall'Iran sabato notte deve decidere se (e come) rispondere duramente e provocare una pericolosa escalation oppure resistere alla tentazione di una rappresaglia per non destabilizzare ulteriormente la crisi in Medio Oriente. E tutto questo avviene sotto la forte pressione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, di non alimentare il conflitto. Dal gabinetto di guerra convocato dal premier Benjamin Netanyahu, e durato diverse ore, è emersa la volontà di «esigere un prezzo» dall’Iran. È arrivata quindi l'autorizzazione a reagire all'offensiva di Teheran sottolineando, per voce di uno dei membri del gabinetto Benny Gantz, come «l’evento non sia finito». E in tal senso si cercano partner tra coloro che già hanno contribuito a respingere i droni e missili iraniani (Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna) per «formare un'alleanza strategica contro la minaccia iraniana». Questo è ciò che ha detto il ministro della difesa Yoav Gallant osservando come sulle «testate di quei missili ci potevano essere ordigni nucleari». 

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Israele, come rispondere all'Iran?

«Insieme vinceremo», aveva infatti detto Netanyahu nelle prime ore successive agli attacchi iraniani, la maggior parte dei quali respinti. Ora la questione sul tavolo è capire cosa intenda il premier israeliano per «vittoria» e soprattutto come e quando voglia contrattaccare Teheran. Un funzionario israeliano ha detto alla CNN che Israele risponderà ma la portata di tale attacco deve ancora essere decisa: «rompere tutti i piatti», ovvero ignorare le frenate da Washington, o fare qualcosa di più misurato. Israele viene sollecitato dagli alleati occidentali a mitigare una situazione estremamente tesa e a chiudere, almeno per ora, un capitolo di incertezza e confronto durato una settimana, scaturito dalla guerra di Israele con Hamas che ha ucciso più di 33.000 persone palestinesi a Gaza e causando un disastro umanitario nell'area della Striscia. Ma quali potrebbero essere gli obiettivi? Molte ipotesi puntano il mirino sui siti nucleari iraniani, lì dove Teheran arricchisce l'uranio per la produzione della bomba atomica. O sui luoghi simbolici del Paese. Nel frattempo aerei da combattimento israeliani hanno colpito nella notte i siti di Hezbollah nel sud del Libano. L’Idf afferma che gli obiettivi includevano postazioni di lancio di razzi, edifici utilizzati dal gruppo terroristico e altre infrastrutture a Seddiqine, Matmoura, Labbouneh e Ayta ash-Shab. Le truppe hanno anche bombardato le aree vicino ad Ayta ash-Shab con l’artiglieria per «rimuovere le minacce», aggiunge l’esercito.

La rivalità Israele-Iran

L’attacco di ritorsione dell’Iran era stato previsto e scatenato un sospetto attacco israeliano contro un complesso diplomatico iraniano in Siria all’inizio di questo mese. È arrivato sabato sera quando oltre 300 proiettili – tra cui circa 170 droni e oltre 120 missili balistici – sono stati lanciati verso il suolo israeliano. Secondo il portavoce delle forze di difesa israeliane (IDF) Daniel Hagari, circa 350 razzi sono stati lanciati da Iran, Iraq, Yemen e Hezbollah libanese. Le autorità israeliane hanno affermato che «il 99% dei proiettili sono stati intercettati con l’aiuto di alleati tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Francia». L'unico ferito riportato è una bambina di 7 anni colpita dalle schegge di un drone precipitato. La rappresaglia ha portato allo scoperto anni di conflitto clandestino tra i due Paesi e hanno segnato una prima volta del lancio di un attacco diretto da una Repubblica islamica contro Israele dal suo territorio. Israele e Iran sono da tempo rivali, ma le tensioni sono aumentate in seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre, che hanno provocato la morte di circa 1.200 persone. L’Iran sostiene una rete di delegati in tutto il Medio Oriente che si sono spesso scontrati con Israele dopo gli attacchi.

 

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La tensione in Medio Oriente

I ministri degli Esteri di diversi Paesi della regione ieri sera hanno avuto colloqui telefonici separati con l'omologo iraniano Hossein Amirabdollahian, esprimendo preoccupazione per l'escalation delle tensioni nella regione. «L'Iran è pienamente pronto a difendere l'integrità territoriale e gli interessi nazionali del Paese», ha dichiarato Amirabdollahian al ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad, citato da Mehr. Ha sottolineato che Teheran perseguirà legalmente l'attacco israeliano e l'inerzia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel condannare il regime, a causa dell'opposizione di Stati Uniti, Francia e Regno Unito». Nel corso di colloqui telefonici separati, gli alti diplomatici, tra cui quelli di Arabia Saudita, Qatar, Egitto, India e Malta, hanno anche sottolineato la necessità di una stabilità regionale e hanno esortato tutte le parti a essere responsabili ea fare dei tentativi per evitare un'escalation delle tensioni. 

La telefonata di Biden

È stata una telefonata nel cuore della notte ad evitare che tutto il Medio Oriente prendesse fuoco, con esiti impensabili. Mentre l'attacco iraniano era ancora in corso e il mondo tratteneva il fiato, Joe Biden ha alzato la cornetta dalla Casa Bianca per chiamare Benyamin Netanyahu, rassicurarlo sull'incrollabile sostegno di Washington dopo gli attriti sulla guerra a Gaza ma avvertirlo altrettanto chiaramente che gli Stati Uniti non si sarebbero fatti trascinare in una guerra contro Teheran. Secondo fonti israeliane citate dal New York Times, proprio in seguito alla telefonata il premier israeliano avrebbe bloccato la ritorsione sollecitata dai falchi del suo gabinetto di guerra. «Ogni discussione che ha avuto, ogni decisione che ha preso Biden erano volte ad evitare un allargamento del conflitto. Gli Stati Uniti non vogliono la guerra», ha spiegato in serata il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby. 

La minaccia iraniana

Teheran ha rivendicato che «l'attacco ha raggiunto tutti i suoi obiettivi», con «duri colpi» inferti ad una base aerea del Negev, colpita da missili balistici Kheibar. Ed ha ammonito non solo gli Usa «a stare fuori dal conflitto» minacciandone le basi nella regione ma anche tutti quei Paesi che hanno aiutato Israele a contenere l'attacco. Per questo sono stati convocati dal ministero degli Esteri a Teheran gli ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Germania. Poi ha risposto al segretario dell'Onu Antonio Guterres - che ha parlato di «devastante escalation» - sostenendo di aver esercitato «il diritto all'autodifesa» e ha ammonito Israele a non compiere «altre follie» o la reazione sarà «molto più pesante». Assieme a Biden, l'Occidente, dal G7 all'Ue, si è schierato compatto contro l'escalation, condannando tuttavia altrettanto chiaramente l'attacco dell'Iran. In serata, dopo ore di silenzio, si è fatta sentire anche la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei: «Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina», ha scritto in ebraico su X, pubblicando un video di droni iraniani che sorvolano la Spianata delle moschee a Gerusalemme durante l'attacco di ieri notte.

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 08:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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