Infarto e ictus, scoperti i meccanismi che li accelerano in caso di ansia, depressione e stress

Individuati da uno studio Usa, guidato dall’italiano Giovanni Civieri

Martedì 7 Novembre 2023 di Maria Rita Montebelli
Infarto e ictus, scoperti i meccanismi che li accelerano in caso di ansia, depressione e stress

La salute del cuore e dei vasi va protetta anche dai colpi inferti dall’ansia e dalla depressione, che si confermano, insieme allo stress, importanti fattori di rischio. 


A ribadirlo è uno studio che verrà presentato tra qualche giorno da un giovane ricercatore italiano, Giovanni Civieri, del Centro ricerche di Imaging Cardiovascolare del Massachusetts General Hospital e dell’Università di Harvard a Boston al congresso dell’American Heart Association, in programma a Philadelphia (Usa) dall’11 al 13 novembre.

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Dalla ricerca emerge che l’ansia e la depressione possono accelerare la comparsa dei fattori di rischio tradizionali per infarto e ictus.

In particolare, le persone con una maggior sensibilità allo stress scritta nei geni, sviluppano questi fattori di rischio ad un’età molto più precoce rispetto alla popolazione generale. 

Il meccanismo

Lo studio conferma dunque l’esistenza di uno stretto legame tra cuore e mente, che può trasformare ansia, stress e depressione in fattori di rischio organici, in grado di danneggiare in particolare cuore e cervello.
Che ansia e depressione, fossero correlate alle patologie cardio-vascolari era noto da tempo. La novità introdotta da questo studio è quella di aver individuato il meccanismo alla base di questo legame.
«Nella nostra ricerca – Civieri - abbiamo individuato un meccanismo che sembra ampiamente spiegare questo legame tra fattori psicologici e malattie cardiovascolari». Il team è andato ad esaminare i dati di oltre 71 mila adulti (età media 49 anni), conservati nella Biobanca del Mass General Brigham.


Nessuno di loro all’inizio dell’osservazione presentava patologie cardiache, ma il 16% era in trattamento con farmaci per l’ansia o la depressione. Andando a valutare in un arco temporale di 10 anni la comparsa di nuovi fattori di rischio cardiovascolari, i ricercatori hanno evidenziato che il 38% dei soggetti esaminati aveva sviluppato un fattore di rischio come ipertensione, ipercolesterolemia o diabete di tipo 2. 
Ma nelle persone con diagnosi di ansia o depressione questi fattori di rischio si presentavano in media 6 mesi prima degli altri e il loro rischio di incorrere in un evento cardiovascolare maggiore (infarti o ictus) aumentava del 35% circa. Secondo Civieri, il 40% del link tra depressione/ansia e infarto/ictus può essere spiegato appunto dall’accelerata comparsa di un fattore di rischio classico per malattie cardiovascolari. 

Ricordiamo, per esempio, che una condizione di stress continuativo e prolungato si associa sia a un aumento della pressione arteriosa che può sfociare in ipertensione conclamata. Inoltre, nelle persone con una maggiore predisposizione genetica allo stress (valutata con il test di rischio poligenico per nevrosi), la comparsa di un fattore di rischio tradizionale risultava anticipata in media 1,5 anni rispetto agli altri. «La comparsa anticipata di un fattore di rischio cardiovascolare di 6 mesi e il fatto che l’analisi genetica ha confermato quanto rilevato all’osservazione clinica – riflette Civieri – è molto intrigante e rafforza la solidità dei nostri risultati». 

L'infiammazione

L’ansia o la depressione sembrano dunque indurre delle alterazioni a livello del cervello, che a loro volta scatenano problemi a valle, cioè nel resto dell’organismo, come un aumento dell’infiammazione o dei depositi di grasso. Non subire (troppo) ansie o pressioni riduce, dunque, il rischio di eventi cardiovascolari.
«Questo studio – commenta Glenn N. Levine, professore di Medicine al Baylor College of Medicine di Houston – suggerisce che i medici dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze di una cattiva salute psicologica, sulla salute fisica e sul rischio di cardiopatie. In altre parole, l’ansia e la depressione sono condizioni benigne e dovrebbero essere prese in carico da un professionista. Le persone affette da queste condizioni inoltre dovrebbero sottoporsi più di frequente a screening per fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione, colesterolo alto, diabete».


Al congresso dei cardiologi americani verrà presentato anche un altro studio dell’Università del Texas che esplora gli effetti cumulativi dello stress sul cuore e sul cervello, attraverso un’analisi multidimensionale della relazione tra stress percepito (nelle sue componenti psico-sociali e finanziarie) e malattie cardiache.

Il sovrappeso

Ne risulta che lo stress cronico aumenta del 22% il rischio di aterosclerosi e del 20% il rischio di malattie cardiovascolari perchè si associa a ipertensione, sovrappeso, sedentarietà e fumo di sigaretta, oltre ad influenzare direttamente il benessere di un individuo. L’ impatto è maggiore sulle donne.
 

Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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