Non solo taxi/ Se gli interessi di categoria danneggiano la collettività

Giovedì 3 Agosto 2023 di Paolo Pombeni

C’è un problema che riguarda tutte le grandi città, tra l’altro interessate dalla forte ripresa delle attività economiche e commerciali, nonché del turismo tornato di massa: Roma, Milano, Napoli, Bologna e probabilmente anche altre che sono meno presenti nelle cronache. Parliamo dell’annoso tema della carenza di taxi: annoso perché se ne parla da tempo, ma sembra sia insolubile per l’opposizione delle corporazioni dei tassisti. Ogni ipotesi di incrementare le licenze o almeno il numero delle vetture in servizio nelle diverse ore del giorno sembra una proposta di lesa maestà, di attacco al reddito di questi lavoratori. 
Qualcuno potrebbe osservare che c’è poco da stupirsi in un paese dove le corporazioni contano, eccome: balneari, ambulanti, per citare le più discusse, e se si volesse scavare se ne troverebbero tante altre.

La radice del problema è in un quadro politico molto frammentato, in cui la corsa a garantirsi riserve di voti che è difficile non definire clientelari, è una costante di quasi tutti i partiti. Ciascuno di essi lotta per qualche decimale in più, prima nei sondaggi e poi alle elezioni, sicché il patronato degli interessi di corporazione è un ottimo serbatoio in cui pescare.

Naturalmente una buona politica dovrebbe privilegiare l’interesse generale, il bene comune, ma quello è ritenuto difficile da percepire da parte dell’elettorato, che dunque si ritiene non premierebbe politiche ispirate a quei principi, specie quando devono scontrarsi con le opposizioni durissime delle varie lobby e corporazioni. Per questo il modello a cui in genere guardano molti politici è un certo spirito consociativo: si cerca di accontentare i difensori dello status quo, convinti che più o meno tutti hanno il loro particolare che vogliono veder garantito. I disagi per quel che non funziona in un settore, verrà compensato da piccole concessioni in altri.

Ma in questo modo si arriva al punto che lo spazio lasciato ai corporativismi determina un blocco degli equilibri di sistema. Il servizio dei taxi rappresenta bene questa situazione: è un servizio pubblico il cui mancato funzionamento nuoce gravemente allo svolgimento delle attività economiche e sociali fondamentali per un paese industriale avanzato. Non si tratta certo di “sovietizzare” un settore rendendolo dipendente dalle decisioni della politica, ma non è neppure accettabile che un servizio pubblico venga occupato da una sorta di corporazione privata che pone il suo interesse al guadagno al di sopra della garanzia di una prestazione adeguata alle finalità pubbliche e di sistema.

Come dicevamo, la strumentalizzazione dei corporativismi è un gioco facile per una politica più attenta all’incasso immediato in termini di consenso, soprattutto quando si vede anche troppo bene che se un partito si ritrae dal proprio ruolo di controllo in un settore, subito ci sono i concorrenti pronti a prenderne il posto. Eppure qualcuno dovrà pur accorgersi che quei decimali di consenso che si guadagnano con queste politiche significheranno perdere ben più di qualche decimale di consenso da parte di quella generalità di cittadini che si stanno stancando di accettare una riduzione dei propri diritti a fruire di servizi degni di questo nome (ovviamente non vale solo per i tassisti, ma, giusto per dire, anche per i settori della sanità, della scuola, ecc.).

La politica deve riprendere in carico il tema della difesa dell’interesse generale, il che non significa certo dare spazio ad un dirigismo senza controlli, ma semplicemente convenire che la considerazione di interessi particolari deve essere inquadrata in un contesto di buon funzionamento del sistema generale. Con la credibilità che le deve derivare da una corretta interpretazione di questo dovere, la politica (tutta: governo e opposizioni, partiti, sindacati e sistema della comunicazione) deve essere in grado di mettere all’angolo tutti i corporativismi interessati (e a volte gretti) per ripristinare gli equilibri di sistema e promuovere una convivenza e uno sviluppo consoni alla storia e alla posizione del nostro paese. E non è una questione che si limita alla pur critica situazione dei taxi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA