Salari più alti per chi lavora in corsia, da erogare anche con l’intento di attrarre più medici negli ospedali pubblici.
Il programma
Schillaci ha chiarito i suoi intenti: «I miei prossimi obiettivi sono l’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni del personale, l’aumento dell’indennità di specificità e la valorizzazione degli specializzandi. Vogliamo restituire attrattività al servizio pubblico e fare in modo che i professionisti restino nelle nostre strutture trovando condizioni economiche, professionali e organizzative incentivanti». E mai come nelle ultime ore sta stringendo per passare dalle parole e ai fatti: sta lavorando con il ministero del Tesoro per trovare le coperture, le risorse necessarie, per garantire al personale medico condizioni migliori. In viale Trastevere starebbero anche cercando i veicoli legislativi - non c’è solo la manovra di bilancio - per avviare questi interventi.
In quest’ottica, e già nei mesi scorsi, il ministro ha deciso di allargare a tutti i medici ospedalieri la possibilità di fare turni aggiuntivi nei pronto soccorso, dove l’indennità è salita a 100 euro all’ora. Sempre per frenare l’esodo di personale, ha inserito paletti per le aziende sanitarie che reclutano le coop dei gettonisti. Settore, secondo l’Anac, che ha un giro d’affari potenziale di 1,7 miliardi di euro, sfruttando le carenze di personale, compreso quello infermieristico. Infine ha rivalutato all’insù i contributi dei medici più in prima linea e messo in campo per il rinnovo dei contratti del comparto 2,4 miliardi di euro, con aumenti del 5,7 per cento. Senza dimenticare il progetto - realizzato con il Viminale - per potenziare i posti di polizia nelle strutture ospedaliere.
Viste le condizioni di lavoro nel pubblico, Schillaci è il primo a sapere che serve di più. In quest’ottica il suo dicastero vuole tramutare in legge un progetto già lanciato lo scorso anno e poi “congelato” per mancanza di risorse: aumentare la cosiddetta indennità di specificità a tutti i dirigenti medici, cioè la parte fissa della retribuzione di posizione, che supera i 700 euro. Due le strade: o defiscalizzarla completamente oppure alzarla. Nel primo caso l’impegno necessario per finanziarla è intorno ai 300 milioni di euro, nell’altro si sfiora il mezzo miliardo.
Sempre nella stessa direzione rientra anche l’abolizione del tetto assunzionale, che impone alle Asl di reclutare personale pari a quello presente nel 2004, tagliato dell’1,4 per cento. Una misura introdotta all’epoca dei commissariamenti delle Regioni in rosso e che soltanto i governi Gentiloni e Conte hanno provato a lenire. Per la cronaca, la misura ha contenuto il personale ma non ha evitato che la spesa per gli stipendi salisse in questo ventennio del 35 per cento.
Rientro dei cervelli
Nelle scorse settimane, poi, Schillaci ha reso noto il terzo pilastro del piano: estendere «anche al personale medico l’applicazione della disciplina degli incentivi prevista per i docenti e i ricercatori», che rientrano dall’estero. Per loro solo il 10 per cento del reddito diventa fiscalmente imponibile ai fini Irpef.