Il governo rassicura l'Anm: magistrati indipendenti. Le toghe: «Non trattiamo»

Il veertice al ministero sulla riforma

Mercoledì 8 Maggio 2024 di Francesco Bechis
Il governo rassicura l'Anm: magistrati indipendenti. Le toghe: «Non trattiamo»

ROMA Un'ora di dialogo franco, schietto fra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e l'Associazione nazionale magistrati (Anm) non basta a colmare le distanze sulla grande riforma della separazione delle carriere tra giudici e pm a cui lavora il governo.

L'incontro a Via Arenula è il primo passo di una de-escalation con le toghe cercata dalla maggioranza e confermata dalla presenza di Nordio al congresso Anm di Palermo venerdì, dopo il forfait iniziale. Ma sul cronoprogramma della giustizia non si faranno passi indietro, è la linea imposta da Palazzo Chigi, perché la riforma che promette di scavare un solco insormontabile tra le carriere di magistrati inquirenti e giudicanti «ce l'hanno chiesta gli elettori», spiega chi segue il dossier nel cerchio della premier Giorgia Meloni.

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LA RIUNIONE

Da questi presupposti è partita la riunione pomeridiana al ministero, ieri, tra Nordio e una delegazione dell'Anm guidata dal presidente Giuseppe Santalucia. Nelle stesse ore in cui montava il terremoto giudiziario in Liguria che ha visto finire agli arresti domiciliari il governatore del centrodestra Giovanni Toti. Anche su questa vicenda Nordio e le toghe danno due letture molto diverse. Il primo si definisce «perplesso» sui tempi delle misure cautelari, Santalucia coglie la palla al balzo per remare contro la riforma delle carriere: «Siamo stati in grado con questo assetto costituzionale di fare fronte a fenomeni criminali gravissimi, dal terrorismo alla corruzione di Mani Pulite, alla mafia». L'autonomia dei magistrati, ha fatto sapere comunque il ministro già prima del vis-a-vis, incontrando a Napoli il procuratore capo Nicola Gratteri, «non sarà mai in discussione». E ancora: «Su una cosa siamo d'accordo: l'indipendenza della magistratura e del pubblico ministero». Ramoscelli di ulivo allungati a una magistratura associata una volta tanto compatta contro la riforma delle carriere su cui il governo intende accelerare: arriverà un via libera prima delle elezioni europee di giugno, e lo otterrà anche il "Ddl Nordio" che abolisce l'abuso di ufficio.

Uscito dal vertice Santalucia nega qualsiasi "trattativa" sui contenuti della riforma, ripercorsi da Nordio a via Arenula: «Noi, in un clima di franchezza abbiamo detto che tutta la magistratura associata è contraria alla riforma. Per noi non si tratta di fare una trattativa sindacale, ci sono contrarietà culturali e costituzionali». Insomma, niente vie di mezzo. Le distanze restano anche se, riconosce il presidente Anm, «Nordio ha tenuto a precisare a noi che la riforma costituzionale terrà ferma l'indipendenza della magistratura nella sua interezza». Del senso politico e istituzionale della rivoluzione delle toghe in programma Nordio preferisce parlare a Palermo, dove in platea ad ascoltarlo sarà seduto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Bocche cucite sull'incontro al ministero. Ma da Palazzo Chigi, dove Meloni venerdì scorso ha radunato ministro, sottosegretari e responsabili giustizia della coalizione per fare un punto sulla separazione delle carriere, trapela qualche apertura su alcuni passaggi della riforma di cui «più in là» si potrebbe discutere ascoltando le posizioni della magistratura.

I NODI SUL TAVOLO

Fra i nodi da sciogliere di una legge che, al momento, non ha ancora preso forma né è pronta al varo in Cdm, c'è l'ipotesi di istituire un'Alta corte che faccia da raccordo tra i due Consigli superiori della magistratura (Csm) previsti dalla riforma, uno per i pm, l'altro per i giudici. Uno scenario accolto nel generale scetticismo, se non nell'aperta avversione, della magistratura associata. Due sono le possibilità allo studio. Affidare alla Corte solo i procedimenti disciplinari, le "sanzioni" irrogate alle toghe, o farne anche un organo di impugnazione delle decisioni del Csm. Un altro punto dirimente della riforma affrontato la scorsa settimana a Palazzo Chigi riguarda l'accesso alla professione.


È il cuore della separazione delle carriere: sarà istituito un unico concorso per diventare giudici e pm o due diversi? Sono questioni dirimenti e ancora tutte da definire ed è su queste aperture che il governo cercherà di ricostruire il dialogo con le toghe in protesta contro la riforma. Ieri, al netto delle distanze marcate dall'Anm, Nordio ha lanciato più di un segnale distensivo. «Mai e poi mai una riforma costituzionale potrà condurre a un condizionamento ma neanche a un avvicinamento del pm al potere esecutivo», ha scandito a Napoli il Guardasigilli. Parole che ripeterà a Palermo, davanti alla magistratura con cui il governo vuole evitare uno scontro frontale.

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