Sanità, liste d'attesa in Veneto. Sulla carta la norma statale è in vigore ormai da un quarto di secolo, ma tende ad uscire dai cassetti solo quando viene sventolata da attivisti e politici. Come ieri, quando la consigliera regionale dem Anna Maria Bigon ha trasmesso ai suoi simpatizzanti il modulo da compilare e consegnare all'Ulss, se la prenotazione in ambito specialistico non garantisce il tempo indicato dalla classe di priorità: «Inviando il fac simile di lettera, si chiederà il rispetto del diritto ex lege dei cittadini a chiedere che la visita venga svolta in attività libero-professionale intramuraria, senza oneri aggiuntivi a carico dell'assistito». L'iniziativa non sorprende il direttore generale Massimo Annicchiarico: «Parliamo di una legge del 1998, che naturalmente tutte le Regioni sono tenute ad applicare e a cui è dedicato uno specifico paragrafo del nuovo Piano regionale per il governo delle liste d'attesa, approvato dalla Giunta la scorsa settimana e in procinto di essere pubblicato sul Bur. A quel punto scatteranno i 60 giorni entro cui le singole aziende dovranno predisporre i propri programmi organizzativi, ad esempio (ma non necessariamente) attraverso l'acquisto mirato di prestazioni nel privato accreditato».
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Legge sulle liste di attesa nella Sanità
Sono dunque in arrivo novità su un tema di grande interesse per l'opinione pubblica. Ma cosa prescrive il decreto legislativo 124, varato ancora al tempo del primo governo Prodi? «Sostanzialmente due cose sintetizza Annicchiarico, che presiede la cabina di regìa sulle liste d'attesa . La prima è che le Regioni devono dotarsi di strumenti propri per garantire che il cittadino fruisca delle prestazioni specialistiche secondo i tempi prescritti dalla classe di priorità».
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I tempi di attesa
Eccoli:
- 24 ore per le "U" (urgenti)
- 10 giorni per le "B" (brevi)
- 30 giorni per le "D" (differibili)
- 90 giorni per le "P" (programmabili)
Visite ed esami in regime di libera professione
«La seconda disposizione continua il dg della Sanità dice che finché le Regioni non adempiono a quell'obbligo, i pazienti che ricevono dal Cup un appuntamento oltre i termini indicati, possono chiedere che la visita o l'esame vengano eseguiti in regime di libera professione». In questo caso, l'utente versa la cifra corrispondente al ticket (ma se ha un'esenzione non paga nulla), mentre la differenza rispetto alla tariffa effettiva viene coperta dall'Ulss.
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«Attenzione: il cittadino avverte Annicchiarico deve presentare un'istanza formale all'azienda, e ottenere la risposta positiva, prima di fruire della prestazione in intramoenia».
«Comunque i numeri di fruitori che registriamo sono veramente bassi».
I ritardi
A questo proposito, nella comunicazione ai suoi sostenitori la consigliera regionale Bigon ha usato toni accorati: «Ad oggi i ritardi nell'erogazione delle prestazioni delle prime visite sono gravissimi, con punte che arrivano sino a mesi ed addirittura anni per alcuni tipi di prestazioni». Da qui il suo invito a chiedere in maniera diffusa il ricorso alla libera professione. «Finché non ci muoveremo tutti insieme ha scritto l'esponente del Partito Democratico le cose non cambieranno: questo è un segnale, anche politico, per tutelare la salute nostra e delle nostre comunità, chiedendo alla Regione e rispettive Ulss di assumersi le proprie responsabilità». Ma un'adesione di massa potrebbe rischiare di mandare in tilt il Servizio sanitario regionale? Palazzo Balbi esclude questa eventualità, rimarcando i risultati dell'attività di riduzione delle liste d'attesa, svolta anche per smaltire le giacenze legate al Covid. «A brevissimo annuncia il dg Annicchiarico sui siti aziendali saranno linkate le pagine di Azienda Zero sul monitoraggio delle cosiddette prestazioni traccianti (un centinaio a titolo esemplificativo, ndr.) secondo i nuovi criteri stabiliti dal ministero della Salute».