Granchio blu, a rischio le licenze di pesca: quel meccanismo burocratico letale

Mercoledì 15 Novembre 2023 di Anna Nani
Granchio blu, a rischio le licenze di pesca: quel meccanismo burocratico letale

PORTO TOLLE (ROVIGO) - Si è svolto in Provincia un incontro tra l'ente, detentore dei diritti esclusivi di pesca nelle lagune del Delta del Po, e la Regione, che invece regola le licenze di pesca. Un tavolo per discutere il tema del reddito preminente nel comparto ittico, che se per i più potrebbe sembrare un elemento marginale, in realtà è una delle preoccupazioni maggiori per il futuro dei 1.500 operatori che da luglio hanno visto l'economia regina di Porto Tolle sconvolta dall'invasione del granchio blu.

Presenti alla riunione pure i rappresentanti del Consorzio pescatori del Polesine, azienda affidataria dei diritti esclusivi di pesca per la Sacca di Scardovari, nonché le lagune del Canarin e del Barbamarco, zone che più stanno soffrendo la crisi, e il sindaco Roberto Pizzoli, nella doppia veste anche di consigliere provinciale delegato alla Pesca.


INCONTRO INTERLOCUTORIO
«Diciamo che è stato un incontro interlocutorio commenta il primo cittadino portotollese - Cè chiaramente la volontà politica di arrivare ad una soluzione, ora lavoreremo per costruire il percorso adatto». Pizzoli entra nel merito del confronto: «Ci siamo dati delle scadenze temporali perché vorremmo arrivare entro fine anno con una soluzione. Se è vero che fino al 2023 il problema non sussiste perché il reddito c'è stato, è altrettanto vero che per il 2024 la situazione diventerà complessa, non essendoci la possibilità di andare a vongole».


IL NODO LICENZE
Sì, perché per poter mantenere lo status di pescatore - quindi il permesso - è necessario che lentrata principale del proprio reddito provenga appunto dalla pesca, in questo caso dei molluschi. Il sindaco quindi spiega: «La licenza di pesca di tipo A è un requisito sine qua non per avere il permesso per andare a vongole. Ora, si capisce bene che per il prossimo anno, azzerandosi il reddito da pesca, se qualcuno facesse anche solo un lavoro part-time per 500 euro al mese supererebbe comunque l'entrata da operatore ittico, con il rischio di subire la revoca del permesso. Lincontro avuto in Provincia è stato un passaggio, che possiamo definire senz'altro importante e proficuo, dal quale sono emerse proposte concrete che sono ora in fase di valutazione per arrivare in tempi brevi a quella soluzione auspicata da tutti, ossia di avere la certezza di poter mantenere il permesso di pesca in attesa della ripresa della nostra economia principale».


NUOVA TEGOLA
Nel frattempo dall'Europa arriva una nuova mannaia sulla testa dei pescatori, come denunciato dall'Alleanza delle cooperative italiane: «Il consiglio dei ministri dell'Unione Europea ha definitivamente approvato il Regolamento sul controllo in pesca. Si è quindi concluso un percorso che tra alti e bassi è durato quattro anni, ma che alla fine non ha soddisfatto affatto la categoria». Non è bastato il voto contrario dei governi italiano e finlandese per fermare l'azione. Secondo l'Alleanza questa regolamentazione, in combinato disposto con le nuove regole di accesso al fondo Feampa, creerà non poche difficoltà agli operatori. "Si tratta ora di analizzare e valutare le azioni di implementazione delle regole negli ordinamenti degli Stati membri concludono dall'Alleanza - Necessaria adesso listituzione di un tavolo tecnico, da tenersi assieme alle parti interessate, che si occupi dell'introduzione dei nuovi meccanismi di controllo".

Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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